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riunione d’emergenza questa domenica del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite

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La riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’ONU prevista per lunedì sugli scontri nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC) è stata anticipata a domenica a causa dell’escalation delle ostilità. appreso da fonti diplomatiche.

L’incontro voluto da Kinshasa, su richiesta avanzata dalla Francia, si svolgerà domenica alle 10 (15 GMT), con l’atteso intervento del capo della missione di pace delle Nazioni Unite nel Paese (MONUSCO), Bintou Keita, hanno precisato queste fonti.

Da notare che Kinshasa ha annunciato sabato che richiamerà i suoi diplomatici a Kigali dopo l’intensificarsi dei combattimenti nella parte orientale della RDC tra l’esercito congolese e l’M23, un gruppo armato antigovernativo sostenuto dal Ruanda e dal suo esercito.

Dopo il fallimento della mediazione RDC-Ruanda sotto l’egida dell’Angola, l’M23 e 3.000-4.000 soldati ruandesi, secondo le Nazioni Unite, hanno rapidamente guadagnato terreno nelle ultime settimane. Ora circondano quasi completamente la capitale della provincia del Nord Kivu, Goma, che conta un milione di abitanti e almeno altrettanti sfollati.

In una lettera inviata dal Ministero degli Affari Esteri congolese all’ambasciata ruandese a Kinshasa, datata venerdì e trasmessa alla stampa sabato sera dalla presidenza congolese, la RDC informa “il richiamo dei diplomatici dall’Ambasciata della Repubblica Democratica del Congo a Kigali con effetto immediato”, senza ulteriori dettagli.

Questa mattina l’Unione Africana (UA) ha lanciato un appello “cessazione immediata” combattivo ed esigente “la rigorosa osservanza del cessate il fuoco concordato tra le parti”.

Nella parte orientale della RDC, ricca di risorse naturali, i conflitti continuano da più di trent’anni. Nella regione sono già stati dichiarati e poi infranti una mezza dozzina di cessate il fuoco e tregue. L’ultimo cessate il fuoco è stato firmato alla fine di luglio.

Anche l’Unione Europea ha invitato l’M23 a “fermare la sua avanzata” e Ruanda a “ritirare immediatamente” in una dichiarazione firmata dai 27 paesi membri.

Lo ha detto giovedì il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres “allarme” da questa recrudescenza della violenza che potrebbe peggiorare “il rischio di una guerra regionale”.

Già tredici soldati stranieri, tra cui tre peacekeeper, sono stati uccisi negli ultimi giorni negli scontri contro l’M23.

Secondo gli eserciti dei due Paesi, sono morti due soldati sudafricani e un uruguaiano della missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO). La MONUSCO, che conta circa 15.000 soldati, lo ha annunciato venerdì “attivamente impegnato in intensi combattimenti” contro l’M23 con una delle sue unità d’élite.

Secondo gli eserciti nazionali, sono stati uccisi anche altri sette sudafricani e tre malawiani coinvolti nel SAMIRDC, la forza regionale della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC). Il SAMIRDC è dispiegato nella parte orientale della RDC dal 2023 e comprende 2.900 soldati sudafricani.