François Legault, a quanto pare, vede nell’attuale situazione politica l’opportunità di riprendersi.
Si presenta agli abitanti del Quebec come il padre protettivo di una nazione minacciata dalle stravaganze commerciali trumpiane.
Come ai tempi del covid, vuole proteggere il suo popolo e lo farà «a tutti i costi».
Ammetto la mia perplessità. François Legault crede davvero di riattivare la memoria del covid a suo vantaggio?
Un’idea geniale?
Chi dice ancora oggi che il confinamento su larga scala è stata un’idea geniale, che l’abolizione di ogni rapporto sociale era legittima, che il divieto di salutare i propri cari quando morivano era una necessità inevitabile, e che ha fatto bene a trasformarsi in un delatore che denuncia alle autorità il suo vicino se ha deviato dalle regole covidiane?
François Legault vuole davvero ricordarci questo periodo?
Ciò ovviamente non significa che il nostro governo non debba reagire a quanto sta accadendo nel sud.
Ma la risposta necessaria potrebbe non essere quella richiesta da coloro che plasmano il discorso pubblico dominante, che attualmente stanno improvvisando per noi una folle danza di San Vito.
Gli Stati Uniti si sono appena spostati a destra, certamente. Questo non ha nulla a che fare con il fascismo o il nazismo. Coloro che vogliono farci credere questo vivono in un mondo parallelo.
Ma torniamo all’argomento. Cosa fare?
Innanzitutto bisogna capire che il Quebec non ha nulla da guadagnare, date le circostanze, dallo sprofondare in una forma di ecosocialismo morbidosimboleggiato oggi dal desiderio di porre fine alle auto a benzina.
Certo, la transizione energetica è necessaria a lungo termine, ma c’è qualcosa di assurdo nel rinchiuderci in un modello che ci soffocherà sotto una massa di vincoli e che non salverà il pianeta.
Ciò non vuol dire negare l’importanza della questione climatica e ancor meno di quella ambientale, che a essa non può essere ridotta.
Questo per garantire che non serva da pretesto per la furia normativa.
Forse è giunto il momento, inoltre, di mettere in discussione la sistematica ostilità allo sfruttamento degli idrocarburi. In un mondo in cui contano ancora, non possiamo chiuderci in una bolla fuori dalla realtà.
Olio
Non sto dicendo che dovremmo iniziare a perforare domani mattina. Ovviamente no. Soprattutto perché il Quebec ha la fortuna di essere una potenza idroelettrica.
Ma qui l’opposizione al petrolio e al gas ha più a che fare con l’ideologia che con un sano pragmatismo.
Ho spesso l’impressione che se il Quebec scoprisse immense risorse, il discorso dominante sarebbe: non le tocchiamo, perché è il veleno della terra.
Una cosa è certa, la rivoluzione trumpiana, a sud del confine, ci sta costringendo a porci domande che non ci poniamo più.
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