Con il ritorno al potere di Donald Trump negli Stati Uniti e l’impennata del settore automobilistico in Cina, l’industria europea è in pericolo. Per evitare un cataclisma economico nel Vecchio Continente, Bruxelles ha appena presentato un piano di salvataggio.
Un piano di salvataggio per l’automobile
La Commissione europea, di fronte ad una crisi senza precedenti nel settore automobilistico, presenta un grande piano volto a rivitalizzare questo settore chiave dell’economia europea. Stéphane Séjourné, commissario all’Industria, ha appena illustrato questa strategia a Stoccarda, città emblematica dell’automobile europea, sottolineando l’urgenza di una transizione all’elettrico per garantire la competitività e la sostenibilità del settore. Con 13 milioni di posti di lavoro in gioco, ovvero il 7% del PIL dell’UE, è giunto il momento di agire.
L’industria automobilistica europea è in difficoltà da diversi anni, accumulando battute d’arresto: pandemia, carenza di semiconduttori, inflazione e crollo della produzione. Secondo i recenti dati ACEA, le immatricolazioni di veicoli elettrici a batteria diminuiranno nel 2024, con cali drammatici nei paesi leader come Germania e Francia.
Allo stesso tempo, gli ibridi plug-in hanno registrato un calo, interessando in particolare Belgio e Italia. Questi dati evidenziano la fragilità della transizione energetica del settore. A peggiorare le cose, La concorrenza cinese si sta intensificando, con i veicoli elettrici cinesi sovvenzionati dallo stato che invadono il mercato europeo a prezzi stracciati. Di fronte a questa minaccia, l’UE ha deciso di aumentare i dazi doganali.
Assi strategici del piano: competitività, elettrificazione e infrastrutture
Il piano di salvataggio è strutturato attorno a tre priorità. Da un lato, un “Clean Industrial Deal” per la decarbonizzazione e la competitività. Questa componente mira a migliorare la competitività del settore attraverso un fondo dedicato, con incentivi per le aziende che adottano rapidamente l’elettrificazione. La sfida è grande: la produzione di motori elettrici, pur essendo più semplice, comporta una profonda ristrutturazione della filiera e una ridefinizione delle competenze del settore.
Seconda parte: uno shock dall’offerta. La Commissione si rivolge alle flotte aziendali, che rappresentano il 58% degli acquisti di veicoli nuovi, per stimolare il mercato. Attualmente solo il 27% delle aziende francesi ha optato per veicoli 100% elettrici. Gli ostacoli sono numerosi: infrastrutture di ricarica insufficienti, costi elevati dei veicoli e lacune nelle strutture in loco. Il piano prevede quindi un massiccio dispiegamento di terminali elettrici, guidato dal commissario greco Apostolos Tzitzikostas.
Infine, si tratta di garantire l’approvvigionamento di materie prime critiche.
L’Europa dipende da L’80% dalla Cina per i metalli rari necessari per le batterie elettriche. Per ridurre questa dipendenza, Bruxelles punta su partenariati strategici con paesi come Cile, Argentina e Australia.
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