Il tempo dirà se l’Alfa Romeo è finalmente sulla giusta traiettoria. In attesa delle tante novità in arrivo – una all’anno da qui al 2030, a partire da una nuova Stelvio nel 2025 – il catalogo della casa italiana si arricchisce con questa urban car a prezzi piuttosto contenuti. Se per partire con una Junior Elettrica da 156 cavalli bastano ben 38.500 euro, Con 29.500 euro si accede all’unica variante termica presente a catalogol’Alfa Romeo Junior Ibrida. Di fronte, vediamo che una Peugeot 2008 che eredita la sua base tecnica richiede 30.900 euro con la stessa meccanica ma meno equipaggiamenti di serie (niente cerchi in alluminio né schermo tachimetro). Sicuramente il confronto con il Suv francese è parziale, perché quest’ultimo è più spazioso grazie alle dimensioni maggiori (4,30 m contro 4,17 m). Ma è difficile paragonare questa milanese prodotta in Polonia con le cugine Fiat 600 (4,17 m) e Jeep Avenger (4,08 m) di dimensioni più vicine. Queste ultime sono disponibili solo con il propulsore ibrido Stellantis nella versione da 100 CV, mentre l’Alfa esiste solo nella versione da 136 CV.
L’Alfa Romeo Junior è invidiosa
Dietro questa specificità, l’italiana seduce con la sua plasticità. Nello spirito del marchio, gli stilisti hanno disegnato un oggetto piccolo, ben fornito e desiderabile, messo in risalto sulla calandra e sui montanti posteriori dal Biscione, questo serpente con la testa di drago simbolo di Milano, culla dell’Alfa Romeo. La seduzione continua aprendo la porta. Il layout esprime la sportività tipica di un italiano, suggerita dal tappo del contatore, dalla consolle centrale rivolta verso il guidatore o dalle bocchette d’aria rotonde che si illuminano di rosso quando si passa alla modalità Sport. Ecco una personalità assertiva che fa bene in un’epoca in cui tanti interni odorano di “copia e incolla” che devi guardare il logo sul volante per verificare in cosa stai guidando. Ma la Junior vive con i tempi fornendo gli obbligatori aiuti alla guida – i più invadenti possono essere disattivati da un pulsante situato tra le bocchette d’aria centrali – oltre agli immancabili schermi, da 10 pollici sia per quello del tachimetro che per quello centrale touch.
Quest’ultimo è posizionato un po’ in basso, ma la sua luminosità appare soddisfacente e la sua reattività accettabile. Sotto il pannello, una fila di pulsanti per l’aria condizionata e un volante per modulare il suono facilitano la vita, inoltre il volante ha i propri comandi fisici. Il compromesso touch/pulsante appare vincente nell’uso, così come la posizione di guida grazie ai buoni range di regolazione. Peccato, però, il sedile del conducente in pelle, regolabile elettricamente, di questa versione Premium (34.000 €) è privo di regolazione del supporto lombare e manca di supporto laterale quando la strada inizia a girare.
Un senso di accoglienza limitato
Resta la possibilità di scegliere la Junior in finitura Special (31.500 euro) che apre l’accesso ad un pack Sport (2.500 euro) che offre i sedili avvolgenti Sabelt. Dopo averli testati nell’Elettrica, tengono perfettamente il corpo in curva. A costo però di occupare uno spazio ancora meno trascurabile, poiché questi sedili riducono ulteriormente lo spazio riservato ai passeggeri sulla panca, che già non è molto ampio nella “nostra” Junior. Lo spazio posteriore è uno dei punti deboli del Suv urbano italiano e il metro a nastro conferma che nel raggio di pochi millimetri c’è meno spazio per le gambe della Junior che di una Renault Clio (4,05 m). Basti dire che questa Alfa Romeo non ha la fibra della famiglia. Come confermato dal volume del bagagliaio misurato a soli 230 dm3 sotto ripiano, la colpa risiede in un’altezza di carico limitata a 46 cm. Infine, la qualità costruttiva di questo italiano made in Polonia soffre, dietro un assemblaggio adeguato, di materiali non tutti lusinghieri..
L’italiano avrebbe potuto rimediare con servizi stradali all’altezza della sua reputazione… purtroppo non è così. Fin dall’inizio lo Junior fa una buona impressione. La promessa di agilità suggerita dal piccolo volante è quasi mantenuta – lo sterzo è incisivo nel primo mezzo giro – mentre i 136 CV regalano vero dinamismo a questa Alfa che pesa solo 1.374 kg. L’accelerazione è brusca e vigorosa, passando da 80 a 120 km/h in non più di 6,4 secondi. Ma questa facilità nel prendere velocità non basta a rendere questa Junior divertente da guidare. La colpa è del sound senza fascino del 3 cilindri, del cambio a tripla frizione più morbido che veloce. Senza dimenticare, dietro una frenata molto efficace (62 m di arresto da 130 km/h), una ciclistica, certamente equilibrata, ma meno coinvolgente del previsto. Inoltre, l’ibridazione 48 V, molto utilizzata da Stellantis, ancora una volta manca di fluidità in città, dove andrebbe dimenticata, senza fare miracoli di sobrietà.. Sul nostro percorso standardizzato a Montlhéry, abbiamo constatato un consumo urbano di 6,5 l per 6,8 l di media, mentre una Renault Captur ibrida da 145 CV, con un’ibridazione molto più convincente, si accontenta rispettivamente di 4,2 l e 5,9 l.
Infine, il quadro non è idilliaco in termini di comfort. Certamente da un’Alfa Roma non ci aspettiamo il comfort di una Citroën. Ma questa Junior Ibrida sembra più solida e frenetica della sua controparte elettrica. In termini di isolamento, se l’Alfa non rompe le orecchie su strada – 65 dBA misurati a 90 km/h – i 71 dBA registrati a 130 km/h non la rendono l’autostrada più talentuosa. Resta il fatto che questa perfettibile Junior Ibrida saprà sedurre quegli Alfisti che, da anni, aspettano di poter rinnovare la loro invecchiata Mito o Giulietta. Soprattutto perché non dovremmo incontrare questa Alfa ad ogni angolo di strada.
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