Radio-Canada, un’istituzione finanziata dai contribuenti del Quebec, è sempre più vista come uno strumento al servizio degli interessi di un’élite dei media, schiacciando ogni voce dissenziente.
Due casi recenti illustrano questo fenomeno: l’implacabilità di Guy A. Lepage nei confronti di Jeremy Filosa e Guillaume Lemay-Thivierge.
Questi episodi dimostrano una dinamica tossica in cui il pensiero divergente è soffocato sotto il peso del conformismo imposto.
Sospeso dalle 98.5 FM per aver affermato di non credere che l’uomo avesse camminato sulla luna, Jeremy Filosa era già al centro di una polemica che ha messo in pericolo la sua carriera di giornalista sportivo.
Tuttavia, ciò non ha impedito a Guy A. Lepage di pubblicare una “storia su Instagram” in cui descriveva il giornalista sportivo come “l’idiota del giorno”.
Un attacco gratuito e infondato, da parte di un uomo che sui social si batte regolarmente per la civiltà e il rispetto.
Questa incoerenza è sorprendente. Guy A. Lepage, un miliardario finanziato dalle nostre tasse, non aveva nulla da guadagnare attaccando Filosa.
Quel che è peggio, questo intervento pubblico ha amplificato l’umiliazione dell’opinionista, già in difficoltà.
Questo atteggiamento solleva interrogativi: Radio-Canada è davvero un’istituzione che valorizza la diversità di opinioni, o un circolo chiuso in cui sono protetti solo i membri di un certo “media country club”?
Anche Guillaume Lemay-Thivierge è stato vittima di un linciaggio mediatico orchestrato da personaggi influenti, tra cui Guy A. Lepage.
Il suo stato di vaccinazione, informazione strettamente personale, è stato rivelato da La Presse, a firma di Patrick Lagacé, con un gesto che non rispetta le leggi sulla riservatezza dei dati medici.
Lo scandalo costò importanti contratti a Lemay-Thivierge, inclusa la sua lucrosa partnership con Hyundai.
Ma non era tutto. Sul set di Tutti ne parlano, Guy A. Lepage non ha esitato ad attaccare l’attore.
Il caso Guillaume Lemay-Thivierge è un esempio lampante di questa dinamica in cui il pensiero divergente viene sistematicamente schiacciato.
La sua apparizione al gala di Gémeaux, segnata da un’uscita controversa in cui l’attore ha voluto trasmettere un messaggio importante, illustra fino a che punto figure influenti come Guy A. Lepage e Louis Morissette svolgano un ruolo attivo nell’emarginazione di coloro che osano trasferirsi lontano dal discorso dominante.
Durante l’edizione 2022 del gala, Guillaume Lemay-Thivierge ha denunciato il lato ipocrita della comunità artistica del Quebec orchestrata da personaggi mediatici affermati.
Il suo intervento non è stato affatto sconnesso, come hanno suggerito i giornalisti del country club formato da Radio-Canada e La Presse.
Lemay-Thivierge voleva regolare i conti con classe e umorismo.
Questo evento, che avrebbe potuto essere l’occasione per un dialogo aperto sulla libertà di espressione e il rispetto delle differenze, si è trasformato in un vero e proprio tribunale dei media.
Al centro di questa saga c’è Guy A. Lepage, che non solo ha deriso pubblicamente Lemay-Thivierge, ma lo ha anche screditato dietro le quinte. Poco dopo il controverso intervento dell’attore, Lepage ha detto ai giornalisti Marc Cassivi:
“Qualcuno che dirotta un gala per farlo in modo goffo e incomprensibile non è una buona idea. Non farlo. »
Questi commenti, lungi dal calmare gli animi, hanno infiammato il dibattito, rafforzando l’idea che Lemay-Thivierge fosse un facile bersaglio per l’élite dei media.
Mentre lui voleva solo mandare un messaggio toccante: “L’élite mediatica del Quebec schiaccia solo chi la pensa diversamente da loro”.
Il conflitto tra i due uomini non risale a questo gala. Durante un’intervista con Éric Duhaime su Tutti ne parlano nel 2021, Guillaume Lemay-Thivierge ha interrotto la discussione per partecipare, provocando l’irritazione di Lepage. Successivamente, Lepage confidò la sua insoddisfazione:
“Durante il montaggio, lo avrei inserito nei cambi d’olio. Ero davvero a Tabarnak. »
Queste affermazioni illustrano l’arroganza e l’intolleranza verso le opinioni divergenti, sia sul set di Radio-Canada che nello spazio pubblico.
Louis Morissette, un’altra figura influente nel mondo dello spettacolo del Quebec, non ha esitato a utilizzare la piattaforma radiofonica canadese per attaccare Lemay-Thivierge.
Durante una puntata di Tout le monde entalk, ha fatto una battuta sul vaccino Medicago, prendendo indirettamente di mira l’attore:
“Ma cosa succede con il vaccino Medicago? Sto chiedendo un amico! »
Questa osservazione rafforzò l’immagine pubblica negativa di Lemay-Thivierge, riducendolo alla caricatura di uno scettico irresponsabile.
La saga di Jeremy Filosa presenta alcune somiglianze inquietanti. Come Lemay-Thivierge, Filosa è stata presa di mira dopo aver espresso un’opinione divergente, questa volta sulle missioni lunari.
Invece di un dibattito costruttivo, fu ridicolizzato da Guy A. Lepage, che lo definì “l’idiota del giorno”.
In entrambi i casi, Lepage ha agito come un giudice auto-nominato, schiacciando pubblicamente coloro che percepisce come minacce al discorso dominante.
Questo approccio tossico rivela un desiderio di controllo sulla narrativa mediatica, dove sono tollerate solo voci compiacenti.
Questi incidenti evidenziano un problema sistemico a Radio-Canada. Lungi dall’essere una piattaforma di espressione democratica, il canale sembra servire gli interessi di un’élite che non esita a usare la propria piattaforma per schiacciare qualsiasi opposizione.
Guy A. Lepage e Louis Morissette incarnano questa dinamica in cui i potenti si uniscono per mantenere il controllo sul discorso pubblico.
In un’istituzione finanziata dalle tasse dei cittadini del Quebec, il pubblico ha il diritto di aspettarsi un trattamento equo e il rispetto delle opinioni divergenti.
Tuttavia, le saghe di Filosa e Lemay-Thivierge dimostrano che Radio-Canada non ha adempiuto a questo mandato, preferendo favorire una ristretta cerchia di privilegiati.
I cittadini del Quebec meritano di meglio. È giunto il momento che Radio-Canada sia ritenuta responsabile, non solo delle proprie azioni, ma anche dell’ambiente tossico che ha contribuito a creare.
Un ambiente in cui il divario tra l’élite dei media e coloro che osano pensare diversamente è ampliato.
Guillaume Lemay-Thivierge, fedele ai suoi principi, non si arrende, ma a quale prezzo? La sua carriera è stata gravemente influenzata da queste campagne diffamatorie.
Ciò che è più scioccante in queste due saghe è l’evidente doppio standard. Guy A. Lepage, multimilionario secondo le sue stesse parole, si presenta come una figura intoccabile nel panorama mediatico del Quebec.
Finanziato con i soldi dei contribuenti, la sua piattaforma gli permette di criticare e ridicolizzare coloro che non condividono le sue opinioni, sostenendo allo stesso tempo la tolleranza e il rispetto nelle sue dichiarazioni pubbliche.
Ma dov’era questo rispetto quando chiamava Filosa “l’idiota del giorno” o quando insisteva con Lemay-Thivierge su questioni personali e mediche?
L’ipocrisia è palese. Lepage e il suo circolo mediatico, compresa Radio-Canada, sembrano ergersi a giudici della buona morale, respingendo senza pietà coloro che si discostano dalla loro linea editoriale.
Lepage e i suoi simili incarnano un sistema mediatico sempre più disconnesso dalla realtà del pubblico del Quebec.
Finanziati con fondi pubblici, godono di privilegi mentre criticano coloro che osano mettere in discussione lo status quo.
Questo country club mediatico, dove La Presse, Radio-Canada e 98.5 FM si proteggono a vicenda, non lascia spazio al dissenso.
Il problema va oltre Filosa o Lemay-Thivierge. È un intero sistema che soffoca le voci alternative, valorizza la conformità e protegge i potenti a scapito dei cittadini comuni.
Il Quebec merita di meglio rispetto a questa dinamica tossica in cui il denaro pubblico viene utilizzato per finanziare attacchi personali e per mettere a tacere coloro che la pensano diversamente.
Radio-Canada, in quanto istituzione pubblica, ha una responsabilità nei confronti di tutti gli abitanti del Quebec, non solo nei confronti di un’autoproclamata élite.
Il pubblico chiede trasparenza, integrità e rispetto dei diritti fondamentali, compresa la libertà di espressione.
È giunto il momento che questa élite sia ritenuta responsabile.
Perché se i quebecchesi sono pronti ad accettare la diversità di opinioni, non tollereranno più l’ipocrisia e l’arroganza di coloro che pretendono di rappresentarli.
Radio-Canada, rifiutando la pubblicità di Meubles RD con Guillaume Lemay-Thivierge e umiliandolo in uno sketch al Bye Bye 2024, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un’inquietante incoerenza che ne mina la credibilità.
Queste azioni, combinate con i ripetuti attacchi da parte di personaggi dei media come Guy A. Lepage, mettono in luce una cultura profondamente radicata di elitarismo e doppi standard.
La popolazione è stanca di questo circolo chiuso, finanziato con i soldi dei contribuenti del Quebec, che sembra funzionare più come strumento di esclusione e controllo che come forum di dibattito democratico.
Per riconquistare la fiducia dei quebecchesi, Radio-Canada deve ripensare il suo ruolo e le sue priorità. Ciò richiede una profonda introspezione e riforme concrete.
Non si tratta solo di diversificare le opinioni, ma di rispettare veramente la missione di un’istituzione pubblica: riflettere i valori di giustizia, equità e rispetto che i cittadini si aspettano.
Se Radio-Canada continua su questa strada, rischia di ampliare ulteriormente il divario tra sé e il pubblico che dovrebbe servire.
Il Quebec merita uno spazio mediatico inclusivo, dove la diversità di opinioni non solo sia tollerata, ma valorizzata.
È giunto il momento che Radio-Canada si reinventi e diventi ancora una volta una vera piattaforma per il popolo, e non l’eco di un’élite disconnessa.
Almeno Guy A Lepage può rilassarsi. I suoi milioni sono al sicuro. Deve solo continuare a schiacciare chi la pensa diversamente.
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