La parola “aborto” appare per la prima volta nelle colonne Mondo il 10 maggio 1963, dalla penna di Claudine Escoffier-Lambiotte, medico e giornalista. Un atto che lei descrive come “Dramma morale e medico” in un altro articolo pubblicato il 30 dicembre 1964 e che dà il tono al modo in cui sono stati affrontati sulle nostre pagine i dibattiti sulla liberalizzazione dell’aborto. Se oggi la legge Velo – presentata all’Assemblea nazionale il 26 novembre 1974, votata il 20 dicembre dello stesso anno e promulgata il 17 gennaio 1975 – si associa alla conquista di un diritto fondamentale della donna, rituffandosi nella Dai nostri archivi emerge una storia completamente diversa: l’interruzione volontaria della gravidanza (aborto) si presenta soprattutto come una questione socio-sanitaria.
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La sequenza si apre il 21 gennaio 1974 con un editoriale del professor Robert Debré (1882-1978), pioniere della pediatria, nella sezione “Medicina” di Mondo. “Non ci sorprenderemo che un medico pediatrico venga a invocare la tutela della vita”afferma il signor Debré, che descrive l’aborto come a “una specie di infanticidio”aggiungendo quello “L’aborto indotto rappresenta un ritorno alla barbarie”. Riconosce però che gli ultimi progressi della biologia permettono di proclamare una nuova libertà, quella della libertà “procreazione consapevole”. È attorno a questa nozione che sviluppa la sua riflessione sulla liberalizzazione dell’aborto.
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