lLa riforma delle pensioni è uno dei progetti più importanti del mandato dell’attuale governo. Il 2025 sarà un anno cruciale per avviare questo progetto, perché la sostenibilità di alcuni fondi è minacciata. E gli ultimi risultati del censimento generale della popolazione confermano una tendenza all’invecchiamento della popolazione, accentuata dall’aumento della speranza di vita, dal calo del tasso di fertilità e da quello della crescita demografica. Questi indicatori mettono alla prova i decisori circa l’urgenza di tale riforma.
Mentre i fondi pensione del settore privato hanno fondamentali solidi, quelli del settore pubblico sono in pericolo. Pertanto, il Fondo Pensione Marocchino (CMR) presenta un deficit tecnico di 9,8 miliardi di dirham. In assenza di riforme, questa istituzione rischia di esaurire tutte le sue riserve entro il 2028.
Secondo il ministro dell’Economia e delle Finanze, Nadia Fettah Alaoui, l’esecutivo dovrebbe presentare a breve una nuova versione che dovrà destreggiarsi tra diverse leve, come l’aumento dell’età pensionabile, l’aumento dei contributi o la riduzione delle pensioni. Oltre alle raccomandazioni tecniche degli esperti, il parere delle parti sociali è essenziale per arrivare ad un buon compromesso. Come per la legge sullo sciopero, anche i negoziati tra governo, sindacati e CGEM si preannunciano difficili.
“Siamo contrari a qualsiasi riforma che venga attuata a scapito dei dipendenti e che influisca sui risultati ottenuti. La popolazione pensionata è quella più colpita dal calo del potere d’acquisto e dalla difficile situazione economica. Una versione imposta rischia di generare malcontento sociale. La riforma delle pensioni è già molto in ritardo rispetto al programma. Avrebbe dovuto essere avviato subito dopo la firma dell’accordo lo scorso aprile, nel quadro del dialogo sociale tra il governo e le parti sociali. Aspettiamo la presentazione delle proposte dell’esecutivo per avere maggiore visibilità e decidere sul progetto. Nel frattempo dobbiamo migliorare la governance dei fondi e avviare una gestione intelligente, moderna ed efficiente per evitare gli errori del passato”, afferma Mostafa Hasni, responsabile della comunicazione della Confederazione Democratica del Lavoro (CDT).
Da parte sua, Mohamed Zouiten, segretario generale dell’Unione nazionale del lavoro (UNT), sottolinea che “il governo deve favorire l’approccio partecipativo che includa tutte le parti sociali nella riforma dei sistemi pensionistici, prima di presentare la versione finale del progetto al Parlamento. Certamente ha la maggioranza per approvare comodamente il disegno di legge. Ma al di là dell’aspetto legislativo, bisogna pensare a considerazioni sociali. Perché questo testo riguarda molte generazioni. A questo proposito, abbiamo bisogno di maggiore trasparenza nelle discussioni per riunire i punti di vista”.
Aggiunge che “la riforma dei fondi pensione pubblici si sta rivelando la più difficile da realizzare. Alla fine del 2024, lo Stato impiega 570.970 dipendenti pubblici. Il 60% di questa forza lavoro ha più di 40 anni e il 14% ha meno di 30 anni. Con la digitalizzazione molti servizi pubblici sono diventati dematerializzati e di conseguenza il numero delle assunzioni è in costante calo. In questo schema è impossibile finanziare le pensioni in modo equilibrato nel tempo. Dobbiamo pensare a una nuova configurazione, ma che sia giusta ed equa”.
Da parte del Sindacato Marocchino del Lavoro (UMT), sosteniamo che “la versione che il governo intende adottare come base di negoziazione non soddisfa le aspirazioni della classe operaia. Lo Stato deve assumersi le proprie responsabilità, porre rimedio alle disfunzioni dei fondi pensione e coprire i deficit constatati.
Related News :