Giovedì lo Stato vodese ha presentato la sua nuova Carta della ristorazione collettiva vodese. 100% carne vodese o svizzera, almeno il 60% di prodotti regionali, 0% olio di palma, questi sono alcuni degli obiettivi fissati in questo documento.
Questa carta si applicherà alle mense degli edifici amministrativi cantonali, delle scuole post-obbligatorie, degli ospedali e delle altre carceri. Sono circa una trentina gli stabilimenti colpiti per circa quattro milioni di pasti all’anno.
La Carta menziona inoltre che almeno l’80% della frutta e della verdura fresca deve essere coltivata senza l’uso di serre riscaldate artificialmente. O che almeno il 50% dei prodotti esotici provengano dal commercio equo e solidale. I pesci a rischio di estinzione dovrebbero essere banditi dai menu. Nel testo si chiede anche di “valorizzare” gli avanzi e di incentivare il consumo di prodotti con un difetto visivo.
Sulla questione “delicata” della carne, l’obiettivo è “evitare le divisioni”, ha spiegato la consigliera di Stato responsabile dell’Agricoltura Valérie Dittli. Il Cantone non vuole quindi vietare la carne, né imporre giornate vegetariane al 100%. Tuttavia, i menu vegetariani devono essere sviluppati e rappresentare almeno il 50% dell’offerta settimanale.
Buoni riflessi
Specifica per il Canton Vaud, questa Carta è stata elaborata ispirandosi alle raccomandazioni federali ma anche alle pratiche di altri Cantoni e di alcuni Comuni. Il rispetto dei suoi obiettivi darà luogo a controlli.
Accanto a questa carta, il Consiglio di Stato ha indicato di voler stanziare 3,5 milioni di franchi per promuovere la “ristorazione collettiva sostenibile”. Questo credito, che deve ancora essere convalidato dal Gran Consiglio, mira in particolare alla formazione di cuochi, carrozzerie e all’effettuazione di audit. Si prevede inoltre di finanziare progetti pilota, ad esempio per la distribuzione di contenitori riutilizzabili per i pasti da asporto.
“Non vogliamo reinventare la ruota, ma generalizzare le buone pratiche. Alcuni esistono già, mentre altri devono essere implementati e utilizzati”, ha osservato Valérie Dittli. “Si tratta di piantare il piccolo seme che ci permetterà di prendere i giusti riflessi”, ha aggiunto Frédéric Borloz, responsabile dell’Istruzione.
I due ministri hanno insistito sul “dovere di esempio” dello Stato. Entrambi hanno inoltre sottolineato che la ristorazione collettiva rappresenta “una leva di forte impatto” in diversi ambiti di interesse pubblico: salute, ambiente, economia agricola e perfino benessere degli animali.
ats/edel
svizzero
Related News :