L’elezione di Viola Amherd nel Consiglio federale al seguito di Doris Leuthard ha rappresentato l’apoteosi della sua carriera politica. Nel 2019 ha avuto il titolo e l’onore di essere la prima donna a capo dell’esercito svizzero. Ma a dire il vero, sarebbe stata bene senza. Non aveva altra scelta che sostituire Guy Parmelin, che voleva prendere in mano l’economia. Il Centro non aveva i mezzi per ottenere il Dipartimento di Giustizia e Polizia, che toccò a Karin Keller-Sutter eletta insieme a lei.
I vallesani hanno affrontato con coraggio la sfortuna, sviluppando temi come il posto delle donne nell’esercito, l’uguaglianza o la violenza nello sport. Ma, dopo sei anni di intrighi, segretezza e altro cameratismo militare, capiamo che vuole tornare a casa in buona salute e godersi la vita. Soprattutto da quando la sua amica di sempre, la sua consigliera Brigitte Hauser-Sües, alla fine dello scorso anno è dovuta andare in pensione. In queste condizioni, che senso ha restare ancora esposti a una simile posizione?
Ha trascorso il suo anno in carica senza particolare brillantezza, a parte il suo forte sostegno a Volodymyr Zelenskyj e Ursula von der Leyen. Viola Amherd, che proviene tuttavia da un ambiente molto conservatore dell’Alto Vallese, ha sempre scelto per la Svizzera il campo dell’apertura al mondo e in particolare ai nostri vicini europei. Se fosse stata in un altro dipartimento, in un ambiente più stimolante per sviluppare le sue idee, di certo non si sarebbe dimessa così presto.
In questi sei anni Viola Amherd ha però giocato la partita della collegialità e della responsabilità, con un tono a volte minimalista e un po’ secco, che ha dato fastidio a più di uno. Ma non è mai stata così rilassata e a suo agio come questo mercoledì, 15 gennaio, dopo aver annunciato le sue dimissioni alle 14.23. Aveva improvvisamente ritrovato gioia di vivere e colore. Buona pensione!
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