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L’International Fact-Checking Network alza la voce contro Meta e Mark Zuckerberg – Libération

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Le critiche si susseguono e sono simili nei confronti di Mark Zuckerberg. L’International Fact-Checking Network IFCN (International fact-checking network) ha risposto duramente alle giustificazioni del capo di Meta, riguardo alla sua decisione, martedì 7 gennaio, di porre fine al suo programma di fact-checking negli Stati Uniti, considerando che “I fact-checker sono stati troppo orientati politicamente e hanno fatto di più per ridurre la fiducia che per migliorarla”. Un argomento giudicato «falso» e chi guiderà “danno in molti posti”ha risposto il collettivo in una lettera aperta pubblicata giovedì 9 gennaio.

“Vogliamo ristabilire la verità, sia per il contesto attuale che per la Storia”ha continuato l’IFCN, che riunisce più di 130 organizzazioni, tra cui l’AFP. La rete ha anche stimato che la fine del programma mondiale di verifica dei fatti di Meta causerebbe un “danno reale”. Tra gli oltre cento paesi che adottano un programma simile, alcuni lo sono “altamente vulnerabile alla disinformazione che porta all’instabilità politica, alle interferenze elettorali, alla violenza di massa e persino ai genocidi”aggiunge l’organizzazione internazionale creata nel 2015.

L’IFCN non è l’unico ad aver reagito sull’argomento. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha affermato venerdì 10 gennaio sul suo account X che la regolamentazione dei contenuti che incitano all’odio online non è “nessuna censura”.

Una decisione che, per il momento, riguarda solo gli Stati Uniti

La fine del programma di fact-checking lanciato da Facebook nel 2016 con più di 80 organizzazioni responsabili della verifica delle informazioni in più di 60 lingue ha gettato un brivido nella comunità del fact-checking. In un comunicato stampa pubblicato martedì su X, anche Angie Drobnic Holan, direttrice dell’IFCN ed ex caporedattrice del media americano PolitiFact, ha stimato che “Questa decisione danneggerà gli utenti dei social media che cercano informazioni accurate e affidabili per prendere decisioni sulla loro vita quotidiana e sulle loro interazioni con amici e familiari”.

Per ora, sia Mark Zuckerberg che Meta hanno dichiarato che il programma di fact-checking terminerà solo negli Stati Uniti. Alla fine della giornata, martedì 7 gennaio, Clara Chappaz, ministro delegato responsabile dell’Intelligenza artificiale e delle tecnologie digitali, ha annunciato il “ha assicurato che questa funzionalità sarà implementata solo negli Stati Uniti per il momento. In Europa il Digital Service Act sarà rispettato”.

A pochi giorni dalla seconda cerimonia di insediamento di Donald Trump, la decisione di Mark Zuckerberg arriva in un contesto in cui i leader della Big Tech americana cercano a tutti i costi di ingraziarsi il presidente eletto. Tim Cook, Sam Altman o anche Jeff Bezos, ad esempio, nessuno di loro si è lasciato scappare la richiesta di fondi per finanziare la cerimonia di inaugurazione del 20 gennaio.

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