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I piani di Trump per la Groenlandia e il Canale di Panama “non sono uno scherzo”

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“Non siamo in vendita e non lo saremo mai” : il 23 dicembre, il Primo Ministro della Groenlandia è stato l'ultimo a rispondere a Donald Trump, che ancora una volta ha affermato di bramare il suo territorio. Di lì a pochi giorni il prossimo presidente degli Stati Uniti ha preso di mira anche il Canada, proponendo di farlo diventare il 51esimoe Stato americano; il Messico, che ventila l’idea di un intervento militare contro i cartelli; o addirittura Panama, dove ha minacciato di riprendere il controllo del canale.

E Il giornale di Wall Street visto in tutte queste affermazioni “invettiva” prefigurando a “politica estera contrastante”, Il New York Times sottolinea che i suoi commenti sulla Groenlandia non possono essere assimilati alla presa in giro del Canada “Governatore Justin Trudeau”.

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POSTA INTERNAZIONALE

“Necessità assoluta”

In realtà sembrano molto più seri: “Mentre ha nominato un nuovo ambasciatore in Danimarca, il paese che controlla la politica estera e la difesa della Groenlandia, Trump ha chiarito che la sua offerta di acquisto del territorio, lanciata nel suo primo mandato, potrebbe diventare impossibile per il danese durante la sua seconda presidenza”, scrive il giornale.

Interessato sia alla sua posizione strategica che alle sue risorse naturali, il repubblicano ha pubblicato domenica: “Agli occhi degli Stati Uniti d’America, il possesso e il controllo della Groenlandia è una necessità assoluta”.

Allo stesso modo, a Panama, ha fatto appello sia agli interessi commerciali che strategici di Washington per indicarlo “abbandonerebbe il trattato dell’era Jimmy Carter che restituiva il pieno controllo della Zona del Canale a Panama”, i cui diritti furono trasferiti nel 1903 agli Stati Uniti.

Nella tradizione espansionistica americana

Abbastanza per dimostrarlo, secondo il quotidiano di centrosinistra “La sua filosofia ‘America First’ include una dimensione espansionistica”. Lungi dall’essere puramente isolazionista, sarebbe quindi in linea con l’espansionismo del presidente Theodore Roosevelt, che, all’inizio del XXe secolo, “stabilì il dominio americano sulle Filippine”. E allo stesso tempo dimostrando “il suo istinto di sviluppatore immobiliare” per il quale tutto può essere comprato.

“Non fa più ridere molte persone,” dichiara di New York Times Marc Jacobsen, specialista dell'Artico presso il Royal Denmark Defense College, sui commenti di Trump sulla Groenlandia.

Il Washington Post ricorda che altri presidenti degli Stati Uniti pensavano di acquisire questo territorio, in particolare Harry Truman. Sotto la sua presidenza, segnata dall'inizio della Guerra Fredda, Washington ha offerto 100 milioni di dollari per questo territorio. All’inizio della sua storia, il paese si era già espanso acquistando la Louisiana dalla Francia, poi l’Alaska dalla Russia.

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