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Yassin Adnane rintraccia l’orientalismo in “Of Things and Others”

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Yassin Adnane ha iniziato il suo lavoro orientalismo già all'università. Ricorda uno scambio con Paolo Bowles cosa che sconvolse quest’ultimo: “Durante il suo soggiorno in Marocco, lo scrittore americano dicevamo che non avevamo il concetto del tempo. Ma allo stesso tempo ha evocato la richiesta preghiera del Muezzincosa che lo ha infastidito. Allora gli ho detto che quella era la prova che per noi il tempo è importante e questo lo ha offeso. Capii allora che guardava il Marocco attraverso il filtro orientalista. A questo proposito, il lavoro diÉdouard ha detto fu una rivelazione per Yassin Adnane che, da allora, ha rintracciato l'orientalismo in tutte le opere prodotte in Oriente.

Orientalismo persistente

Figlio podcast “Sull’orientalismo”prodotto il catena «Al Ghad»inizia la sua seconda stagione. Nel diverso interviste che realizza con specialisti di varie discipline, Yassin Adnane ritorna sempre sulla stessa constatazione: orientalismo non è un fenomeno del passato. Essa è ancora all’opera, più insidiosa che mai, e continua a produrre cliché riduttivi su un grande “Oriente” omogeneo e mediocre.

Il problema è che il fenomeno ha perso la profondità che aveva un tempo. “In passato gli orientalisti erano studiosi, filologi appassionati che arrivavano al punto di dedicare tutta la vita allo studio della cultura araba, a volte anche solo di un suo aspetto. E così, nonostante tutti i pregiudizi che poteva contenere, il loro lavoro aveva un rigore intellettuale che non si può onestamente negare”, spiega Adnane. E aggiunge: “Oggi qualunque laureato in studi orientali, a volte senza nemmeno padroneggiare la lingua araba, corre a presentarsi come esperto di televisori e ai ministeri degli Esteri, amplificando visioni riduttive ed errate. Siamo quindi passati dall’era degli scienziati all’era degli esperti.

In orientalismoè difficile separare scienza e ideologia. Per illustrare questa alleanza, Yassin Adnane evoca l’esempio di Bernard Lewisintellettuale e specialista riconosciuto nel mondo arabo, ma che usò le sue conoscenze al servizio di cause politiche, in particolare del sionismo. “Bisogna sapere che gli scritti di questo intellettuale hanno influenzato particolarmente l’opinione pubblica e la classe dirigente, giustificando le politiche imperialiste che continuano ancora oggi”, sottolinea Yassin Adnane. Questa strumentalizzazione dell’intelletto a vantaggio di visioni ideologiche mostra chiaramente fino a che punto l’orientalismo possa essere uno strumento di manipolazione.

Tra le altre sfortunate conseguenze dell’orientalismo c’è l’interiorizzazione di questi stereotipi da parte degli stessi “orientali”. Questo processo infelice “spinge il soggetto a vedere se stesso attraverso lo sguardo che l'altro rivolge su di lui, portando a a forma di autoironia. Questa distorsione dell’immagine di sé è onnipresente, non solo in noi ambiti scientifici e artisticima anche in ambito politico”, ci dice lo scrittore, spiegando questa tendenza delle élite che a volte si sentono obbligate a svolgere il ruolo di “bravi studenti», di fronte ad un Occidente che considerano superiore.

Il nostro intellettuale locale

Nel suo lavoro su orientalismoAdnane distingue due grandi correnti tra gli intellettuali arabi: quelli che, estremamente grati, dedicano un vero culto all'orientalismo e al suo contributo alla trasmissione della propria cultura, poi quelli che lo rifiutano del tutto, vedendo in esso sistematicamente una cospirazione contro l'Islam. Per lo scrittore, “bisogna dimostrare buon senso e pensiero critico, prendere ciò che è buono e scientifico e rifiutare ciò che è stigmatizzazione e ideologia.

Se è cruciale, oggi, studiare l’orientalismo per decostruire l’ stereotipi ereditati del passato, è urgente fermare l’impatto di tali cliché sull’economia percezioni complessive e creare una narrazione proveniente da intellettuali arabi. Ciò consentirebbe anche di produrre a critica razionale dell'Occidente e il proprio paradossi culturali e ideologici. “La causa palestinese ha evidenziato un fallimento di questi valori dell’illuminismo, sostenuti dai grandi filosofi europei”, cita come esempio lo scrittore.

Per , il compito è altrettanto complesso. Spetta a lui lavorare sull'orientalismo con profondità e discernimento, per riscrivere la storia del Marocco “a partire dalla sua specificità, tenendo conto delle sue esigenze e delle sue sfide”, spiega Adnane. Ciò significa che non deve solo decostruire il immagini trasmesse attraverso l'orientalismo, ma anche per sviluppare una narrazione autentica, radicata nel realtà sociali, politiche e culturali del Paese, lontano dalle semplificazioni imposte dall’esterno. È così che il Marocco può davvero rivendicare la sua storia e il suo posto nel mondo, lontano dalle ombre gettate dall’orientalismo.

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