“Speranza” (Nadiya), di Lessia Ukraïnka, traduzione dall'ucraino di Henri Abril, edizione bilingue, Circé, “Deucalion”, 144 p., 12 €.
È una delle più grandi figure della letteratura ucraina. Tuttavia, è quasi del tutto sconosciuto in Francia. Della poetessa, drammaturga, saggista e traduttrice Lessia Ukraïnka (1871-1913), possiamo solo leggere una breve antologia poetica, finalmente pubblicata questo autunno, Speranza (ristampa ampliata di una traduzione pubblicata per la prima volta nel 1978), e, cercando attentamente tra i librai antiquari, due sue opere teatrali, Cassandra (1903-1907) et L'Anfitrione di pietra (1912), tradotto negli stessi anni (Amibel, 1973 e 1974) e da tempo fuori stampa.
Tuttavia, mentre l’aggressione russa contro l’Ucraina si accompagna a un tentativo sistematico di negare alla cultura ucraina la sua specificità, l’opera della scrittrice, che lottò tutta la vita per l’indipendenza del suo Paese – allora soggetto all’impero russo – e per l’emancipazione del donne, è sempre più ricercato dagli ucraini come simbolo di resistenza intellettuale, dopo una lunga eclissi. Forse l’Europa occidentale, scoprendola a sua volta, potrebbe comprendere meglio questa resistenza e le sue problematiche.
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