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Israele traccia una nuova frontiera per un “Nuovo Oriente”

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Il quotidiano ebraico “Israel Hayom” ha riferito della costruzione di una nuova barriera per impedire presumibilmente ai “terroristi” di infiltrarsi nei territori controllati da Israele.

Chiamata il “Nuovo Est” da Tel Aviv, questa barriera che si estende lungo le alture di Golan e viene costruita in forme diverse a seconda della traiettoria geografica della regione.

Citando un ufficiale ingegnere israeliano responsabile del progetto, il giornale spiega che “lo scopo dell’ostacolo terrestre è quello di interrompere l’arrivo delle forze nemiche in formazioni mobili nell’area della recinzione”.

Il tenente colonnello Valery Meshev della divisione Hashan 210 ha spiegato che la barriera è in costruzione lungo il nuovo confine orientale di Israele.

Il giornale sottolinea che Israele ha iniziato a costruire il muro diversi anni fa e ha già subito aggiornamenti relativi alla realtà geografica e operativa, con il capo di stato maggiore Herzi Halevy che ha chiesto di accelerare i lavori del muro prima dei recenti sviluppi in Siria.

Il quotidiano israeliano sottolinea che negli ultimi giorni, e alla luce degli sviluppi in Siria, i lavori sul sito hanno subito una notevole accelerazione, con alcuni aggiornamenti.

Mishev stima che il completamento della costruzione del muro richiederà da uno a due anni, indicando che i lavori saranno accelerati per completare il muro al fine di raggiungere gli obiettivi di sicurezza desiderati per la sua costruzione.

Meshev ha sottolineato che decine di meccanismi ingegneristici stanno lavorando oggi per completare la barriera, in conformità con le priorità stabilite, e finora sono state completate decine di migliaia di metri.

Esisterà ancora una Siria?

Inoltre, in seguito agli ultimi attacchi israeliani sulla Siria, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha dichiarato martedì che l’esercito sta creando una “zona libera da armi e minacce terroristiche nel sud della Siria.

Agli occhi di Aviv Oreg, analista del Meir Amit Center ed ex ufficiale dell’intelligence militare, la principale preoccupazione a breve termine di Israele è ciò che resta delle sue scorte di armi chimiche e/o strategiche. Ricordando il passato jihadista di alcuni gruppi ribelli, teme cosa potrebbero fare “se queste armi cadranno nelle loro mani”.

Ricordando l’intensità e la portata degli attacchi israeliani, quasi 480 in 48 ore, assicura l’esercito israeliano, Yossi Mekelberg, esperto di Medio Oriente della Chatham House di Londra, ritiene che “non è esattamente il modo migliore per costruire ponti con il nuovo governo “.

Sebbene in Siria vi sia un certo ottimismo riguardo al futuro del paese, alcuni analisti israeliani prevedono un paese più frammentato.
Eyal Pinko, ufficiale navale in pensione ed esperto di sicurezza, si aspetta che la Siria si divida in gruppi etnico-religiosi. “Non credo che ci sarà di nuovo una Siria”, ha detto. Israele potrebbe quindi scegliere di lavorare con alcuni gruppi etnici piuttosto che con altri.

Mekelberg ritiene che un’azione militare nel Golan e gli sforzi volti a favorire specifici gruppi etnici costituirebbero un errore che comprometterebbe qualsiasi rapporto futuro.

Ali Benadada con le agenzie

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