Gli appassionati di hockey del Quebec potrebbero non saperlo, ma amano la poesia. Il tifoso medio dei Canadiens vuole che la sua squadra vinca le partite di hockey, è vero, ma quello che vuole soprattutto è che il suo club dia un bello spettacolo, che lo stupisca con esibizioni ispirate e stimolanti.
In un periodo travagliato di transizione all’insegna della ricostruzione come quello che sta attraversando il CH, ciò è tanto più vero.
Date le circostanze, l’organizzazione deve a maggior ragione dare conforto alla sua base partigiana, per raggiungerla con bellezza ed emozione.
Il che mi riporta alla poesia.
Arber Xhekaj è un poeta, un artista a modo suo. Sono Armand Vaillancourt di CH. Xhekaj realizza sculture con i volti dei suoi avversari e il pubblico chiede di più.
Anche Nick Suzuki e Cole Caufield sono poeti. “Suzy” maneggia il disco come Monet maneggiava il pennello. Crea suggestivi paesaggi invernali per lo “slammer” Francoeur Caufield, che colpisce brutalmente il bersaglio.
Il valore di questi artisti è grande, il loro talento distintivo permette all’organizzazione di guadagnare tempo prezioso nel cammino che crede fermamente essere quello della grande riconquista. Tuttavia, poiché il cliente finisce inevitabilmente per abituarsi a tutto, dobbiamo rinnovarci continuamente per prenderci cura di lui. Dobbiamo vivacizzare il tutto con novità che diano gioia e mantengano il mito del campionato.
In questo senso l’acquisizione di Patrik Laine è tutt’altro che banale. Si è trattato di una scommessa altamente calcolata da parte di Jeff Gorton e Kent Hughes, un investimento ad alto rischio che avrebbe sicuramente mandato in delirio il tempio nel caso si fosse rivelato vincente.
Finora, questa sfida fa sembrare dei geni il tandem di leader dell’hockey dei Canadien. Non vedevamo Laine felice così da molto tempo. In effetti, è mai stato così felice?
Laine è investito, sembra godere di una felicità perfetta, è un essere enigmatico, taciturno e torturato che si trova a buon punto. E una Laine felice è una Laine impegnata e determinata, una Laine produttiva.
Patrik Laine è anche un poeta. Oserei dire che è la Riopelle del canadese. Dipinge i gol con furia, la sua andatura alta, snella e slogata, il suo collo alto, le sue mani quando disegna… veloci e potenti. Laine avrebbe firmato l’indomani mattina Rifiuto totale che non mi sorprenderebbe affatto.
Lane Hutson è l’ultima aggiunta ai poeti CH. L’artista emergente, l’astro nascente. Autentico creatore, nonostante il suo aspetto da autodidatta, stupisce con il suo straordinario processo creativo lontano dai sentieri battuti.
In un certo senso, Hutson è il Gaston Miron del CH. Distribuisce il disco con destrezza e precisione; è molto avanti rispetto alla corrente, tanto da sorprendere i compagni sul ghiaccio che saltano al contatto del disco sulla lama del loro bastone.
Hutson costruisce obiettivi. Il disco lo lascia, attraversa un suo amico e finisce in rete, poi l’abbraccio è sincero e gioioso. Hutson raccoglie, riunisce, scarta…
In attesa che i prossimi poeti aderiscano al movimento CH, quelli che permetteranno di formare una società distinta a favore di Sainte-Flanelle, quelli che incarneranno, grazie alla legge dei numeri, i gloriosi ritrovati.
Nell’attesa la strada è più piacevole, meno disseminata. Era da tanto tempo che non avevamo così tante prospettive di bellezza fatte di blu, bianco e rosso.
Scommettiamo che da lassù il compianto Serge Bouchard si diverte a riscoprire la nobiltà della “flanella” perduta da troppo tempo, dicendosi che da qualche parte è un po’ come tornare “al tempo dei mammut lanosi”!
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