Nel corso di una sessione guidata il 4 dicembre da Nancy Ovelar De Gorostiaga, ambasciatrice straordinaria e plenipotenziaria e delegata permanente del Paraguay presso l’UNESCO, sono state presentate alcune delle 58 candidature presentate per la lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
Tra queste domande c’era quella dell’Algeria, presentata nel marzo 2023 e intitolata: “Il costume cerimoniale femminile nel Grande Oriente dell’Algeria: know-how associato alla realizzazione e all’ornamento della Gandoura e della Melehfa“. Un dossier all’esame del Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, in vista della possibile iscrizione nel 2024 nell’elenco rappresentativo del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, secondo le procedure stabilite nelle direttive operative per il attuazione della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.
Tuttavia, da quando l’Algeria ha presentato questa domanda, il Marocco ha continuato a denunciare quello che sembra essere un palese tentativo di appropriazione culturale del caftano marocchino.
E non a caso, tra le foto degli abiti che illustrano il suddetto patrimonio dell’abbigliamento algerino, che il titolo stesso del dossier qualifica come “Gandoura” e “Melehfa”, appare un caftano Ntaa, abito tipico della città di Fez, descritto in la didascalia come “Caftano ricamato “mejboud” con motivi floreali e animali» e, ciliegina sulla torta, indicare un copyright del Centro nazionale algerino per la ricerca antropologica e storica preistorica (CNRPAH).
Un esempio di appropriazione culturale da tempo denunciato
In una lettera indirizzata nel maggio 2024 a Audrey Azoulay, direttrice generale dell’UNESCO, Mehdi Bensaïd, ministro della Gioventù, della Cultura e della Comunicazione, ha poi sottolineato la gravità di questo tentativo di appropriazione culturale e ha chiesto una reazione da parte dell’organizzazione delle Nazioni Unite.
Il ministro ha quindi chiesto la rimozione di queste illustrazioni che intenzionalmente creano confusione. Questo, “alla luce della storia e delle molteplici insistenti ma legittime rivendicazioni dell’opinione pubblica marocchina, comprese quelle delle comunità marocchine custodi di saperi ancestrali trasmessi di generazione in generazione nei diversi mestieri legati al Caftano, incarnando per eccellenza i valori della pace e tolleranza dell’identità marocchina“, si potrebbe leggere in questa lettera.
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Questa lamentela del Marocco non è rimasta lettera morta. Mercoledì 4 dicembre, il Regno, attraverso la sua delegazione presieduta da Samir Addahre, ambasciatore e rappresentante permanente del Marocco presso l’UNESCO, e Mustafa Jellouk, direttore del patrimonio culturale presso il Ministero della Gioventù, della Cultura e della Comunicazione, è riuscito così a contrastare questa nuova tentativo di appropriazione spudorata del patrimonio immateriale marocchino.
Intervento di Samir Addahr interrotto dal rappresentante algerino
Infatti, durante l’esame della candidatura algerina, Samir Addahre ha presentato una protesta ufficiale, alla quale il Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale ha risposto positivamente. Sulla base di prove concrete che attestano la natura marocchina di questo caftano, fornite dal Ministero della Gioventù, della Cultura e della Comunicazione, in coordinamento con la delegazione marocchina, detto comitato ha deciso di rimuovere l’immagine che illustra il caftano marocchino dal dossier algerino, sulla base del fatto che questa immagine non rispettava i diritti di proprietà intellettuale.
A seguito di questa decisione, Nancy Ovelar De Gorostiaga ha dato la parola al rappresentante permanente del Marocco presso l’UNESCO. Un invito contestato dal rappresentante algerino che il presidente ha dovuto riformulare, ricordandogli che la decisione spettava alla presidenza e invitandolo a rispettarla.
Nel suo discorso, Samir Addahre ha voluto ricordare un certo numero di principi. “Il Regno del Marocco, che condivide i valori che ci uniscono all’interno di questa organizzazione, riafferma che questa convenzione non può in nessun caso essere oggetto di strumentalizzazione o strumentalizzazione politica come previsto nell’atto costitutivo della nostra organizzazione. Se il patrimonio culturale immateriale opera per unire le persone, la sua salvaguardia e promozione sono più che essenziali per salvaguardare la sovranità e l’integrità culturale delle nostre nazioni e l’identità specifica delle nostre comunità. Lo spirito di compromesso e la saggezza che il Regno del Marocco ha sempre dimostrato non possono cedere il passo a manovre di appropriazione culturale che tutti gli Stati firmatari di questa convenzione unanimemente respingono.“, ha ricordato.
Il rappresentante del Marocco presso l’UNESCO ha ringraziato i suddetti Stati “per i loro sforzi e le loro interazioni costruttive con la sfida lanciata dal Marocco diversi mesi fa per l’utilizzo di foto e una sequenza video riguardanti un elemento del patrimonio immateriale del Regno del Marocco».
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Samir Addahre ha inoltre espresso i suoi ringraziamenti ai membri dell’organismo di valutazione che hanno risposto al ricorso presentato dal Marocco, proponendo alla segreteria”integrare al paragrafo 4, nella formulazione della decisione 7.B.20, (…) ricordare che l’uso della documentazione di supporto, sia essa una foto o una sequenza video, non implica alcuna origine, appropriazione o proprietà intellettuale del patrimonio culturale immateriale».
«Consapevole dell’imperativo di neutralità che ci viene imposto dai criteri oggettivi delle direttive operative, il Regno del Marocco resta convinto dell’importanza particolare che rivestono per le nostre comunità la storia, la genesi dei saperi e la loro preservazione. – ha continuato l’ambasciatore, citando in tal senso l’esempio “dell’emblematico caftano Ntaa della città di Fez, con i suoi molteplici ricami animali e floreali, la cui foto è stata introdotta in modo alquanto inspiegabile nel fascicolo dello Stato richiedente e in disaccordo con l’elemento presentato per la registrazione».
Samir Addahre ha infine denunciato, al termine del suo intervento, il fatto che “il caftano marocchino, oggetto di una domanda di registrazione nel ciclo 2025, e riconosciuto in tutto il mondo per la sua bellezza e il know-how unico che lo modella da diversi secoli, è purtroppo oggetto di tentativi di appropriazione”.
Prima di dare la parola alla presidenza, il rappresentante marocchino non ha mancato di mettere in guardia l’Algeria, ricordando che “non possiamo prenderci delle libertà con le realtà fattuali del patrimonio, sapendo che, contrariamente a quanto alcuni credono, la questione della proprietà non rientra nell’ambito dell’UNESCO, ma di altre organizzazioni internazionali».
Si tratta quindi di una grande vittoria per il Marocco, che si inserisce nel lavoro a lungo termine portato avanti dal Ministero della Cultura nella lotta contro l’appropriazione illegale del patrimonio culturale marocchino da parte dell’Algeria, sia attraverso l’UNESCO che attraverso l’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (OMPI). ) a Ginevra, o attraverso l’istituzione dell’etichetta “Marocco” come meccanismo nazionale per la protezione del patrimonio immateriale.
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