Domenica 1° febbraio si sono svolte le elezioni legislative in Romania e ad avere la meglio sono stati i socialdemocratici filoeuropei. Il PSD – che finora governava con i liberali – ha raccolto, secondo i risultati parziali dello spoglio, il 23,5% dei voti, davanti agli altri partiti. Si noti che il tasso di partecipazione ha raggiunto il livello più alto degli ultimi due decenni (52%).
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Risultato record per i nazionalisti
Ma è il punteggio dei partiti nazionalisti quello più discusso in Romania. In effetti, tutte queste forze messe insieme superano il 30%, il triplo rispetto alle precedenti elezioni del 2020. Oggi il popolo romeno ha votato per le forze sovraniste. Questo è l’inizio di una nuova era in cui i rumeni rivendicano il diritto di decidere del proprio destino », ha accolto con favore il leader del partito AUR (Alleanza per l’Unità dei Romeni), George Simion, che ha ottenuto il 17,9% dei voti.
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Questi risultati arrivano una settimana dopo il successo del candidato di estrema destra Calin Georgescu al primo turno delle elezioni presidenziali. La Romania, membro dell’Unione Europea e della NATO, paese confinante con l’Ucraina, non registrava un tale aumento dalla caduta del comunismo nel 1989.
SOS Romania, guidata dalla tempestosa candidata filo-russa Diana Sosoaca, e il nuovissimo Partito della Gioventù (POT) entrano in Parlamento. Hanno ottenuto rispettivamente il 7,3% e il 5,9% dei voti.
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