Per svelare l’attuale e improbabile imbroglio in Siria, i fisici sono più attrezzati degli analisti, degli esperti geopolitici e di altri strateghi?
La clamorosa offensiva dei gruppi ribelli che, per la prima volta, ha permesso loro di espandere considerevolmente i confini di Idlib e prendere addirittura il controllo di Aleppo, la seconda città del Paese? Una svolta così sconvolgente, gli scienziati ve la spiegheranno in modo molto razionale utilizzando la ben nota avversione della natura per il vuoto, il principio dei vasi comunicanti e il classico effetto domino. Tutti questi fenomeni, infatti, si riflettono rigorosamente nell’inevitabile trasferimento da Gaza al Libano, poi dal Libano alla Siria, di un’energia guerriera che, in gergo accademico, si conserva solo trasformandosi. Tanto più spettacolare è la reazione a catena in quanto avrà colto di sorpresa le due potenze protettrici del regime di Assad: la Russia, impantanata nel conflitto ucraino; e l’Iran che, con la disfatta di Hezbollah, ha appena perso, oltre all’unica linea di contatto con Israele, un elemento importante del suo impegno militare in Siria.
Nessun uomo di scienza, tuttavia, sarà in grado di chiarire il caos sanguinoso lasciato dal crollo dell’accordo di Astana con cui i tre alti dirigenti della guerra siriana (Russia, Iran e Turchia) hanno creato quattro zone di cessate il fuoco e di allentamento. Da questa convenzione furono esclusi soprattutto i principali interessati, vale a dire lo stesso regime baathista e i suoi nemici locali. Riparando una massa di profughi provenienti dalla Siria, militarmente presente nella zona cuscinetto che ha creato in territorio siriano, la Turchia, anche se lo nega, notoriamente sostiene i ribelli, in particolare per costringere Bashar al-Assad a negoziare. Altrettanto assillante per Ankara è la questione dei curdi insediati alla sua frontiera, anche se questi ultimi sono divisi in varie fazioni filo-turche, filo-siriane o addirittura filo-americane – queste ultime difese attivamente, sul posto, da quasi un migliaio di soldati americani. E se la Russia cerca, insieme all’Iran, di abbattere a distanza il regime di Bashar al-Assad, se bombarda gli insorti, tollera di buon grado i raid israeliani, divenuti routine, contro le postazioni dei Pasdaran iraniani e degli Hezbollah in Siria. Siria.
Non meno vertiginoso, però, è il tuffo in questa eterogenea coalizione di gruppi ribelli chiamata Hay’at Tahrir al-Sham (Organizzazione per la Liberazione del Levante). In gran parte dominato dagli jihadisti, il suo emergere sulla scena siriana riflette i cambiamenti geostrategici appena avvenuti nel Vicino e Medio Oriente con gli ultimi episodi dell’assedio di Gaza e della tregua dichiarata sul fronte israelo-libanese. Scongiurato per un pelo nel primo di questi teatri, poi schivato nel secondo, lo spettro di un incendio generale incombe nuovamente sulla regione, ora che i turchi ritengono che sia giunto il momento di spingere le loro pedine. Non sono certo gli unici a farlo, l’intero pianeta si sta frettolosamente preparando agli shock e alle altre sorprese di un’era Trump aperta in pompa magna prima del tempo.
È qui che la metafisica si innesta sulla scienza fisica, fino a competere con essa per il primato, in una parte del mondo, la nostra, più che mai preda della contesa dei profeti. Perché di fronte al sanguinoso ultra-sionismo che governa oggi Israele, gli islamismi rivali sostenuti dai due pesi massimi, Turchia e Iran, non riflettono solo il risorgere dello storico divario tra sunniti e sciiti. Sono anche l’espressione della nostalgia per l’impero, qui ottomano e là persiano. Cosa, il popolo siriano avrebbe solo la scelta tra una dittatura spietata e falsamente laica e la tirannia medievale degli uomini di religione? E poi che dire degli altri popoli della regione?
Non è solo la sua diretta vicinanza alla Siria e allo Stato ebraico che la questione ci tocca particolarmente. Nel nuovo ordine che sembra prendere forma, sarebbe un diavolo se non ci fosse un posto eccezionale per un Paese multireligioso e multiculturale come il nostro, come volevano i suoi fondatori. Naturalmente non rimpiangeremo mai abbastanza che, in mezzo a tutto questo magma, la possibilità di rinnovamento offerta oggi al Libano sia il risultato di una guerra disastrosa e non di uno sforzo volontario dei suoi figli.
Ma questa opportunità va colta con tanta sincerità quanto determinazione, altrimenti rischiamo di rientrare nel limbo della storia. A partire dal dimostrare che ce lo meritiamo.
Issa GORAIEB
Per svelare l’attuale e improbabile imbroglio in Siria, i fisici sono più attrezzati degli analisti, degli esperti geopolitici e di altri strateghi? La clamorosa offensiva dei gruppi ribelli che, per la prima volta, ha permesso loro di espandere considerevolmente i confini di Idlib e prendere addirittura il controllo di Aleppo, la seconda città del Paese? Anche uno…
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