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Tregua in Libano. Attacchi israeliani contro le postazioni di Hezbollah

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L’esercito israeliano ha annunciato sabato di aver effettuato diversi attacchi aerei contro le posizioni di Hezbollah in Libano, indebolendo il cessate il fuoco con il movimento islamico libanese.

Mercoledì in Libano è entrata in vigore una tregua tra Israele e Hezbollah, dopo più di un anno di ostilità transfrontaliere e due mesi di guerra aperta tra l’esercito israeliano e il movimento armato libanese sostenuto dall’Iran.

Il conflitto aveva costretto 60.000 persone in Israele e altre 900.000 in Libano ad abbandonare le proprie case.
Alla vigilia dell’entrata in vigore della tregua, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avvertito che il suo Paese manterrà “totale libertà di azione militare” in Libano, “se Hezbollah violerà l’accordo e tenterà di riarmarsi”.

L’esercito israeliano ha annunciato in un comunicato stampa di aver effettuato sabato quattro attacchi, tra cui uno contro “una installazione di Hezbollah (…) nella regione di Saida”, la grande città nel sud del Libano. Ha anche detto di aver preso di mira “un veicolo militare che operava vicino a un sito di produzione di razzi di Hezbollah”.

L’agenzia di stampa ufficiale libanese ANI ha riferito di un “attacco di droni su un’auto” nel distretto meridionale di Tiro, nonché di un bombardamento di Khiam, un villaggio di confine, e di colpi di artiglieria intermittenti alla periferia del villaggio di Shaqra.
Sempre nel sud del Paese, dove sono presenti le sue forze, l’esercito israeliano ha affermato di aver “localizzato e confiscato armi nascoste in una moschea”.

L’aeronautica israeliana ha inoltre affermato di aver effettuato un raid sabato nell’est del Paese su “siti di infrastrutture militari vicino ai punti di passaggio tra Siria e Libano utilizzati da Hezbollah per contrabbandare armi dalla Siria al Libano.

Hezbollah ha aperto un fronte di “appoggio” ad Hamas contro Israele all’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, innescata il 7 ottobre 2023 dall’attacco senza precedenti del movimento islamista palestinese.

Dopo mesi di scontri a fuoco su entrambi i lati del confine israelo-libanese, il 23 settembre Israele ha lanciato una massiccia campagna di bombardamenti sulle roccaforti del movimento libanese, seguita da operazioni di terra nel Libano meridionale, affermando di voler proteggere il confine settentrionale e consentire il ritorno degli sfollati.

Secondo le autorità libanesi, dall’ottobre 2023 sono state uccise almeno 3.961 persone, la maggior parte dalla fine di settembre. Da parte israeliana, secondo le autorità, in 13 mesi sono morti 82 soldati e 47 civili.
Sponsorizzato da Stati Uniti e Francia, l’accordo di cessate il fuoco prevede il ritiro entro 60 giorni dell’esercito israeliano dal Libano.

Hezbollah deve ritirarsi a nord del fiume Litani, a circa 30 chilometri dal confine, e smantellare le sue infrastrutture militari nel sud, dove saranno schierati solo l’esercito libanese e i Caschi Blu.
Mercoledì l’esercito libanese ha iniziato a dispiegare truppe e mezzi blindati nel sud del paese e il leader di Hezbollah, Naïm Qassem, si è impegnato venerdì a collaborare con esso.

Sabato l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (EASA) ha esteso le sue raccomandazioni alle compagnie aeree di evitare di sorvolare il Libano.
L’esercito israeliano continua le sue operazioni anche nella Striscia di Gaza, dove vuole distruggere Hamas e dove la situazione umanitaria è disastrosa.

La Protezione Civile ha annunciato sabato la morte di tre palestinesi che lavoravano per la ONG americana World Central Kitchen (WCK), in uno sciopero israeliano a Khan Younes (sud). La ONG ha confermato la loro morte, mentre l’esercito israeliano ha accusato uno di loro di aver partecipato all’attacco del 7 ottobre.
In Israele, l’ex ministro della Difesa, Moshe Yaalon, ha denunciato sabato la “pulizia etnica” a Gaza, provocando una protesta nella classe politica.

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