80 anni fa, il 1° dicembre 1944, nel campo militare di Thiaroye, alla periferia di Dakar, furono giustiziati 35 fucilieri senegalesi, secondo il rapporto ufficiale, dieci volte di più secondo gli storici. Un massacro sponsorizzato dalle autorità coloniali francesi contro i soldati appena tornati dalla Francia, dove avevano combattuto durante la Seconda Guerra Mondiale, perché pretendevano il pagamento della loro paga. Una copertura plumbea mantenuta dalla Francia copre da tempo questi eventi, ma le cose stanno cambiando.
Dal nostro corrispondente a Dakar,
Biram Senghor, che ora ha 86 anni, è l’unico discendente vivente conosciuto di una vittima di questo massacro. E 80 anni dopo, un misto di rabbia e incomprensione lo spinge ancora. Oggi Biram Senghor è praticamente cieco e cammina con un bastone. Suo padre, M’Bap Senghor, era tra i fucilieri uccisi a Thiaroye, subito dopo il suo ritorno nel paese.
« Questa storia del Franciadavvero, se ci pensi, le persone che hanno fatto questo sono ingrate, esclama Biram Senghor. I soldati sono andati ad aiutare [la France]ritornano, invece di pagare loro tutti i diritti, il governatore ha preferito massacrarli, per stabilire l’autorità francese sugli africani. E questo è disumano, è codardo. »
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Una codardia che da allora è stata accompagnata da un silenzio assordante. Innanzitutto dalle autorità coloniali, poiché anche se sua madre e suo zio, che accompagnava, furono convocati due volte, nel 1948 e nel 1953, non fu loro detto nulla… Poi dalla Francia e dal Senegal.
Ma Biram Senghor non si è mai arreso. Nel 1972 rifiutò di lasciare la Francia” classe » questa storia: Ho scritto al Presidente della Repubblica, signor Presidente Senghor, per chiedergli che la Francia paghi. Ma Senghor non mi ha risposto, ricorda. L’ho lasciato così fino al 1982. Ho scritto al presidente François Mitterrand che mi ha risposto dicendo: “Ascolta la tua lettera, l’abbiamo inviata al Ministero della Difesa”, e anche il Ministero della Difesa, infatti, mi ha risposto: “Stiamo facendo delle ricerche”. E da allora non ha più risposto a questa lettera. »
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« La Francia non può essere una nazione al di sopra degli altri e che fa ciò che vuole”
A volte si registrano progressi, come nel 2014, con la presentazione degli archivi sull’evento in Senegal, la menzione “morte per la Francia” attribuita a sei fucilieri giustiziati a Thiaroye, tra cui M’Bap Senghor, a luglio, o il riconoscimento di la prima volta di una “strage” di Emmanuel Macron giovedì 28 novembre.
Ma secondo Biram Senghor lo Stato francese deve andare oltre: “ La Francia sa bene che deve pentirsi. Ha fatto cose brutte, deve solo chiedere scusa ai paesi africani. »
Chiedere scuse, ma pagare anche un risarcimento: “ Chiedo al presidente Macron di pagarmi per la vita di mio padre che la Francia ha preso e di pagare agli africani, il debito di sangue che la Francia ha nei confronti degli africani. l’ottuagenario è indignato. La Francia non può essere una nazione al di sopra degli altri e che fa ciò che vuole. »
Biram Senghor si è recato a Dakar da Diaraho, dove è nato, cresciuto e vive, per partecipare alle commemorazioni dell’80° anniversario del massacro. Per rendere omaggio ai fucilieri assassinati, ma anche per far capire alla Francia che nessuno qui ha dimenticato quello che ha fatto il 1° dicembre 1944.
Ascolta il nostro podcast sul massacro di Thiaroye1/5 Massacro o repressione? – Thiaroye, i fucilieri sacrificati
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