Non è affatto un’esagerazione affermare che l’intera galassia degli osservatori del rapporto franco-magrebino pende dalle labbra presidenziali di Emmanuel Macron. Cosa dirà per commentare l’arresto arbitrario dello scrittore franco-algerino Boualem Sansal? Soprattutto, cosa farà per garantire la sua liberazione?
Dopo questo avvenimento, un silenzio pesante si è impadronito dell’Eliseo. Emmanuel Macron, così pronto a reagire sui social network per accompagnare e commentare le notizie nazionali o internazionali, non ha detto nulla su questo evento che sconvolge in modo spettacolare i rapporti tra Algeri e Parigi. Del resto nessun membro del governo ha fatto il minimo commento su questa vicenda. Al silenzio di Macron ha fatto eco quello del ministro della Cultura, Rachida Dati.
È vero che l’entourage del Presidente della Repubblica ha voluto chiarire l’interesse di Emmanuel Macron per questo arresto in termini che garantiscano un servizio minimo in termini di diplomazia e comunicazione politica: “Il Presidente della Repubblica è molto preoccupato e segue attentamente la situazione. Esprime il suo incrollabile attaccamento alla libertà di un grande scrittore e intellettuale”
E solo martedì 27 novembre la diplomazia francese ha rotto il ghiaccio del silenzio. Il ministro degli Affari esteri, Jean Noel Barrot, ha ritenuto che la detenzione dello scrittore Boualem Sansal da parte delle autorità algerine fosse “senza fondamento” et “è semplicemente inaccettabile”. E per aggiungere questo “Niente nelle attività di Boualem Sansal supporta le accuse che lo hanno portato in prigione”.
Questa uscita del Ministro degli Affari Esteri francese riflette necessariamente lo stato d’animo del Presidente della Repubblica, nonostante la sua espressione sobria su questa vicenda. È facile immaginare che, data la natura dei rapporti tra Algeri e Parigi, siano state date istruzioni di moderazione ai membri del governo per non gettare benzina sul fuoco e per dare alla diplomazia il tempo necessario per infondere la sua efficacia.
Anche senza la comunicazione dell’Eliseo sull’affare Boualem Sansal, è facile immaginare che le due autorità, algerina e francese, siano inevitabilmente entrate in contatto ufficioso per esaminare con tutta la forza i difficili rapporti tra la Francia e l’Algeria.
Boualem Sansal è un intellettuale al quale Emmanuel Macron aveva concesso personalmente la nazionalità francese tramite reintegrazione. Il fatto che venga arrestato in queste circostanze e accusato di accuse così pesanti, terrorismo e minacce alla sicurezza dello Stato algerino, rischia di complicare i rapporti di Macron con il regime algerino del presidente Abdelmajid Tebboune.
Che ci piaccia o no, il caso Sansal pone le relazioni franco-algerine su una china vertiginosa. O il regime algerino si rende conto delle sue minacce e segue la sua logica vendicativa gettando Boualem Sansal nelle carceri algerine per il resto della sua vita, oppure risponde favorevolmente alle richieste francesi di rilasciarlo dopo un’escalation che gli amici sperano artificiale.
In ogni caso, il futuro immediato delle relazioni tra la Francia e il regime algerino dipenderà dall’esito di questo affare Sansal, che si sta già trasformando in uno stallo invisibile tra Parigi e Algeri. È molto difficile immaginare che un uomo come B. Sansal sia rinchiuso nelle carceri algerine e immaginare la minima esibizione di un funzionario algerino, tanto meno del presidente Tebboune a Parigi.
Le visite di funzionari algerini diventerebbero, se non anacronistiche, almeno oggetto di forti tensioni. È altrettanto difficile immaginare che Parigi possa continuare il suo rapporto con le autorità algerine come se nulla fosse accaduto.
Ancora! La grande domanda che tutti si pongono oggi è: Emmanuel Macron ricorrerà finalmente alle molteplici armi dissuasive di cui dispone la sua amministrazione per costringere le autorità algerine a non cadere nella logica di perseguitare un intellettuale che esprime solo un punto di vista o a convinzione?
Queste armi di dissuasione contro l’Algeria che alcuni, soprattutto a destra, chiedono a Macron di usare riguardano il famoso accordo del ’68 sull’immigrazione, il controllo dei flussi finanziari tra i due paesi, per non parlare della delicatissima questione dei malati ottenuto beni dall’élite politica e militare algerina in Francia.
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