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Diplomatico egiziano ucciso a colpi di arma da fuoco a Ginevra: un processo federale dal casting improbabile e un delitto che conserva tutto il suo mistero

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Pubblicato il 29 novembre 2024 alle 08:21. / Modificato il 29 novembre 2024 alle 09:03.

5 minuti. lettura

  • Ventinove anni dopo l’assassinio di un diplomatico egiziano nel seminterrato del suo palazzo di Ginevra, due imputati compariranno sotto processo il 2 dicembre.

  • Il DNA prelevato da un silenziatore fatto in casa trovato sulla scena del crimine ha parlato nel 2018 e ha portato a questo duo che contesta qualsiasi coinvolgimento.

  • Secondo l’accusa l’uomo di nome Momo avrebbe agito per conto di uno sponsor rimasto sconosciuto e dietro compenso indeterminato.

  • A questo crimine sanguinoso si aggiungono altri aspetti che non rientrano nella giurisdizione federale, ma che terranno molto impegnati i giudici.

Questo è sicuramente il caso criminale più strano mai portato davanti al Tribunale penale federale. Un caso di omicidio, vecchio di quasi trent’anni, basato essenzialmente sull’impronta parziale del pollice e sulle tracce di DNA rinvenute su una marmitta fatta in casa messa insieme con nastro adesivo e schiuma dal poggiatesta di un’auto. Se questo procedimento arriva davanti ai giudici di Bellinzona da lunedì 2 dicembre è perché la vittima, colpita sei volte da colpi di arma da fuoco nel parcheggio sotterraneo del suo palazzo ginevrino, non aveva alcuno status. Ahmed Alaa El Din Nazmi era un diplomatico. Era il sostituto del capo dell’ufficio commerciale della Missione della Repubblica d’Egitto e portava con sé una valigetta contenente documenti senza dubbio delicati.

I due che prenderanno posto sul banco degli imputati – e che negano qualsiasi coinvolgimento in questa fredda esecuzione – difficilmente corrispondono al classico profilo che si può avere di un sicario responsabile dell’eliminazione di un addetto alla missione e del furto della sua valigetta di pelle nera. Questa però è la tesi sostenuta dal procuratore federale Marco Renna. L’accusa – che su questo punto si limita a due pagine – si riferisce ad un omicidio orchestrato da uno o più mandanti “non identificati” per “compenso indeterminato”. Ciò promette una dimostrazione difficile.

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