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La salute “fragile” dell'industria francese, secondo la Corte dei Conti

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Sulla catena di montaggio dello stabilimento Airbus, a Tolosa, il 18 novembre 2024. MATTHIEU RONDEL/AFP

In un momento in cui lo spettro della deindustrializzazione riemerge in Francia con il ritorno dei piani sociali, la Corte dei conti esamina lo stato dell’industria nell’ultimo decennio e il suo verdetto è più che contrastante. In un rapporto reso pubblico giovedì 28 novembre, l'istituto fa il punto sulle politiche pubbliche a favore del settore nel triennio 2013-2023. Un periodo costantemente segnalato dal presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, come l’inizio della reindustrializzazione della Francia, dopo quarant’anni di crisi continue tra il 1970 e il 2000.

La Corte dei conti non fa proprio il termine reindustrializzazione e tutt'al più lo ammette “una recente stabilizzazione e un basso livello del peso dell’industria nell’economia” Francese. Non proprio nulla di cui vantarsi insomma. Le politiche portate avanti sotto le presidenze di François Hollande (2012-2017) e poi di Emmanuel Macron presentano, secondo l’istituzione, “risultati ancora fragili”. La Francia resta, in particolare, lo studente povero in Europa: nonostante diversi piani di ripresa, la quota dell’industria manifatturiera nella ricchezza nazionale ristagna all’11% del prodotto interno lordo, ben al di sotto di quella della Germania (21%) e dell’Italia (17,5%).

In generale, la Corte riconosce che l’occupazione industriale è certamente aumentata per stabilizzarsi “nel 2023 circa il 10% dell’occupazione totale” in Francia, ma esso “rimane comunque significativamente inferiore a quello in [ses] vicini (17% in Italia, 18% in Germania) ». Per quanto riguarda le aziende industriali, lo sono “relativamente pochi” e molti sono gruppi di grandi dimensioni, orientati a livello internazionale, che corrono rischi significativi di delocalizzare le proprie attività all'estero.

Peso del costo energetico

L’industria nazionale soffre di una perdita cronica di competitività che non è migliorata nonostante la ripresa dopo la crisi sanitaria del 2020. Questo ” stallo “ è la causa, secondo la Corte, del deficit commerciale che ha continuato ad ampliarsi a partire dagli anni 2000. Tra il 2000 e il 2023, la Francia è passata dal secondo al quarto posto tra i paesi esportatori d’Europa. I suoi pilastri rimangono l’aeronautica, lo spazio, le bevande e il lusso. Ma le esportazioni sono crollate nei settori dei prodotti elettrici, dei macchinari e delle attrezzature, e soprattutto nel settore automobilistico.

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