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Posizione sull’immunità di Benyamin Netanyahu dalla Corte penale internazionale

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Il governo francese ha affermato che l’immunità del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu deve essere rispettata in conformità con gli obblighi internazionali, in particolare con lo Statuto di Roma. Quest’ultima richiede la piena collaborazione con la Corte penale internazionale (CPI), secondo un comunicato stampa del Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri pubblicato mercoledì.

Il testo indica, tuttavia, che uno Stato non può essere costretto ad agire in violazione dei suoi obblighi internazionali riguardanti le immunità degli Stati non parti della CPI. Questa clausola si applica non solo a Netanyahu ma anche ai suoi ministri, ha affermato il ministero. In caso di richiesta di arresto da parte della CPI, queste immunità devono essere prese in considerazione.

Il Quai d’Orsay sottolinea anche la storica amicizia tra Francia e Israele, due democrazie impegnate nello stato di diritto e nella giustizia indipendente. Parigi aspira a continuare la collaborazione con Netanyahu e le autorità israeliane a favore della pace in Medio Oriente.

Nel corso del suo intervento a franceinfoTV, il ministro degli Affari esteri, Jean-Noël Barrot, ha ribadito l’attaccamento della Francia alla giustizia globale sottolineando che lo statuto della Corte riguarda le immunità di leader specifici. Ha chiarito che questa sarà, in ultima analisi, materia di competenza dell’autorità giudiziaria.

La Corte penale internazionale ha recentemente emesso mandati di arresto nei confronti di Netanyahu, dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e del leader militare di Hamas Mohammed Deif per crimini di guerra e crimini contro l’umanità nella Striscia di Gaza. Sebbene Israele non sia membro della Corte penale internazionale e gli Stati Uniti se ne siano ritirati, paesi europei come l’Italia e il Regno Unito hanno espresso l’intenzione di seguire questi mandati.

Il conflitto israelo-palestinese, acceso il 7 ottobre 2023 da un attacco di Hamas, ha portato a un intervento militare israeliano nella Striscia di Gaza. Questa risposta ha causato perdite umane devastanti, con oltre 45.000 morti e un bilancio di feriti superiore a 104.000, con conseguente distruzione diffusa.

In questo contesto, il Sudafrica ha presentato ricorso alla Corte internazionale di giustizia per accusare Israele di genocidio a Gaza.

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