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INFOGRAFICA. Come è salito il prezzo del caffè sul mercato delle materie prime

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Il tuo caffè mattutino diventerà un lusso? I prezzi stanno raggiungendo livelli record sul mercato delle materie prime, mentre i principali paesi produttori sono colpiti dagli effetti del cambiamento climatico. Lunedì 25 novembre, l'Arabica, la varietà di caffè più consumata, è stata venduta alla Borsa di New York a 6,84 dollari (6,54 euro) al chilogrammo. Si tratta di quasi il doppio rispetto all'anno precedente (3,58 euro al chilo), un record dal 1997.

Lo stesso fenomeno riguarda il caffè robusta. Questa seconda varietà, utilizzata in particolare per i caffè solubili, viene venduta alla Borsa di Londra a 5,1 dollari al chilo (4,86 euro), contro i 3 dollari (2,86 euro) di gennaio.

L’analisi comparativa dell’evoluzione dei prezzi del caffè da gennaio 2019 mostra che Arabica e Robusta stanno raggiungendo livelli ben al di sopra dei picchi osservati nel 2021 e nel 2022, che avevano già causato forti aumenti per i consumatori.

“Non abbiamo mai visto un tale aumento dei prezzi”dichiarava in luglio Giuseppe Lavazza, presidente del gruppo Lavazza, citato dal quotidiano britannico Il Guardiano. All'inizio di maggio, l'Organizzazione internazionale del caffè (ICO) stimava che il prezzo della robusta avesse raggiunto il livello più alto dal 1979, secondo un rapporto citato dall'agenzia Bloomberg. Il prezzo al chilo aveva appena superato la soglia dei 4 dollari (3,8 euro), un dollaro in meno rispetto al prezzo attuale.

Questa situazione senza precedenti si spiega, tra l’altro, con le conseguenze del cambiamento climatico, che destabilizzano il settore dei produttori di caffè. Il Vietnam, oggi il secondo produttore mondiale, ha vissuto una lunga siccità che ha avuto ripercussioni sui raccolti, provocando un calo delle esportazioni del 50% durante l'estate. Gli Echi. In Brasile, il più grande produttore mondiale, gravi preoccupazioni gravano sul raccolto 2025-2026 dopo un lungo periodo secco e caldo, secondo un analista intervistato dall'AFP.

A queste scarse prospettive si aggiungono fattori geopolitici come le interruzioni del trasporto marittimo nel Mar Rosso, il potenziale aumento dei dazi doganali americani sotto Donald Trump e il futuro regolamento dell’Unione Europea sulla deforestazione. In questo contesto, i produttori vendono quindi solo lo stretto necessario, il che limita l'offerta.

Di fronte all’impennata dei prezzi, i colossi delle vendite di caffè si stanno riorganizzando. In ottobre, il gruppo americano Mondelez è uscito definitivamente dal business del caffè vendendo le sue quote nella società olandese JDE Peet's (L'Or, Maison du café), come riportato Gli Echi. Per rispondere alle difficoltà del settore, in ottobre è stata istituita anche la creazione di un fondo globale da parte dei paesi del G7, su iniziativa dell'Italia. Questo progetto OIC sarà prima testato in Africa, prima di essere potenzialmente duplicato in America Centrale e Asia.

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