A giugno gli esperti delle Nazioni Unite hanno chiesto a Caterpillar, tra gli altri, di interrompere le forniture all’IDF e hanno ricordato che anche le istituzioni finanziarie che lo sostengono hanno delle responsabilità.
Secondo DBIO, anche le banche belghe Delen Private Bank (43 milioni di dollari), Degroof Petercam (15 milioni di dollari) e Belfius (6 milioni di dollari) stanno finanziando la società americana.
Il rapporto menziona anche la Banca nazionale belga (BNB) e il suo investimento di 5 milioni di dollari nella società olandese TKH Security, specializzata in tecnologie di sicurezza e le cui telecamere sono utilizzate dalla polizia israeliana. Inoltre investe due milioni di dollari nella società eDreams ODIGEO, che offre alloggi in affitto negli insediamenti israeliani.
DBIO sottolinea inoltre che BNP Paribas si colloca per la quarta volta consecutiva tra i primi creditori europei delle società “attive nella colonizzazione israeliana”.
BNP Paribas smentisce
BNP Paribas contesta le conclusioni del rapporto delle ONG 11.11.11 e FairFin sul finanziamento dell’occupazione israeliana. “La situazione in Medio Oriente è troppo grave per essere sfruttata”, ha affermato martedì la banca, pur affermando di “condividere la forte emozione suscitata dalle drammatiche conseguenze per le popolazioni civili”.
Anseeuw, CEO di BNP Paribas Fortis, spiega questa sfida con le dimensioni del gruppo: “La nostra presenza in cima alla lista è spiegata dalla nostra posizione di leader nella zona euro, con attività in più di 60 paesi. Sette su su dieci aziende con un fatturato di almeno 1 miliardo di euro sono nostre clienti.” Critica anche la metodologia delle ONG che, secondo lui, “utilizzano l’informazione pubblica senza distinguere tra i diversi rapporti finanziari. Mettono tutto nello stesso paniere”. Facendo riferimento al segreto bancario, l’amministratore delegato aggiunge che la banca “non può rivelare informazioni dettagliate. Inoltre non sono autorizzato a informare i vostri vicini dell’importo del vostro mutuo immobiliare”.
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Per quanto riguarda l’industria bellica israeliana, BNP Paribas rifiuta di commentare casi specifici di clienti, ma sottolinea che non sostiene l’acquisto di armi. Le attività del gruppo nel settore della difesa sarebbero “altamente regolamentate” e governate da una politica interna “più rigorosa dei requisiti legali”.
“BNP Paribas non svolge alcuna attività nei territori occupati, non ha filiali in Israele o Palestina e non svolge alcun ruolo nel finanziamento dei territori occupati. Anche quello che sta accadendo lì ci fa orrore”, afferma Anseeuw.
La banca, infine, condanna gli atti vandalici commessi contro le sue filiali da attivisti filo-palestinesi. Quest’anno si sono già registrati cinquanta incidenti. “La sicurezza del nostro personale e dei clienti è una priorità assoluta”, conclude l’amministratore delegato.
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