Conoscevi la parola “falstoctono”? Non io fino a ieri.
Il ministro federale Randy Boissonnault (che alla fine fu estromesso da Trudeau) non era l’aborigeno che affermava di essere.
Era quindi un “falsotochton”.
Molti casi
Le sue versioni delle sue origini sono cambiate così tanto che la gente alla fine se ne è accorta.
Si definiva “Bianco”, “Misto”, “Cre adottato e senza status”, ecc.
Si definisce anche omosessuale. Spero che sia vero almeno.
Insomma, un canadese come piace all’ideologia trudeauista.
Ha anche presentato la sua azienda come autoctona per sfruttare i vantaggi dello status negli appalti governativi.
Ironicamente, il nostro amico Randy è uno dei parlamentari più pronti a sguainare la spada quando percepisce un qualsiasi affronto alle sacrosante minoranze del Canada.
Un vero Bouazzi, insomma.
Ciò rende quindi il suo caso particolarmente succoso.
Ci sono molti casi di falsi indigeni in Canada.
Buffy Ste-Marie aveva addirittura diritto ad un francobollo con la sua immagine.
Tuttavia, la sua famiglia diceva da anni che lei era indigena quanto io sono moldava.
È negli ambienti accademici e artistici che le affermazioni indigene false o più che dubbie sono più numerose: Carrie Bourassa, Cheyanne Turions, Joseph Boyden, Michelle Latimer, ecc.
I nostri amici anglo-canadesi hanno inventato una parola meravigliosa: “pretendenti».
Nel 1985, in un’epoca in cui il linguaggio era meno sbiancato e politicamente corretto, il compianto Pierre Falardeau parlava di “indiani dei centri commerciali”.
Come spiegare che gli ambienti accademici e artistici siano terreno privilegiato di questa impostura?
Facile: soldi o, se preferite, sussidi.
Essere indigeno ti dà punti extra quando fai domanda per una borsa di ricerca o per il finanziamento di un progetto.
Nel mondo accademico, un dottorando che richiede una borsa di studio dovrà rispondere a domande private sul proprio credo religioso, origini etniche, orientamento sessuale, ecc.
Chiunque non spunti nessuna casella nel grande catalogo della vittimologia canadese non ha praticamente alcuna possibilità.
È un sistema che incoraggia gli studenti a mentire.
Il sistema infatti si basa sull’autodichiarazione: diventi ciò che affermi e nessuno controlla.
Ovviamente, l’opportunità fa il ladro.
Soluzione
Metti in discussione la presunta identità indigena e la persona si comporterà in modo indignato, urlerà al razzismo e affermerà che la “tradizione orale” fa a meno dei documenti convalidati, un’ossessione bianca comunque.
La soluzione può assumere due forme: abolire ogni trattamento preferenziale oppure obbligare le persone a descrivere le proprie rivendicazioni in modo molto dettagliato, verificare che abbiano ancora un legame attivo con una comunità indigena e chiedere a quest’ultima di convalidarle.
Più in generale, per Boissonnault come, in ultima analisi, per Bouazzi, questo è ciò che si ottiene quando l’ideologia dominante incoraggia la glorificazione dei tratti originari delle minoranze.
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