Non si tratta di impedire ai 5,4 milioni di dipendenti beneficiari di buoni pasto di utilizzarli alle casse dei supermercati per pagare un pacco di pasta o una noce di burro. La legge prevede, infatti, che nei supermercati si possano acquistare solo prodotti pronti utilizzando questo mezzo di pagamento, cofinanziato da datori di lavoro e dipendenti e beneficiando di 1,5 miliardi di euro di esenzioni fiscali e contributive.
Ma, in un contesto di inflazione galoppante, il Parlamento ha votato nell’agosto 2022 una deroga, estendendo l’uso dei buoni pasto nella distribuzione di massa a quasi tutti i prodotti alimentari. Questa esenzione scade il 31 dicembre 2024, i deputati hanno adottato, mercoledì 20 novembre, un disegno di legge che proroga questa esenzione fino al 31 dicembre 2026.
Pur consapevoli che questa misura penalizza i ristoratori, gli eletti di tutti gli schieramenti hanno sostenuto il mantenimento di questa esenzione in nome della difesa del potere d'acquisto. Il dibattito si è concentrato invece sulla durata del rinvio. La misura dovrebbe essere perpetuata come voleva il Nuovo Fronte Popolare? Oppure posticipare la scadenza di un solo anno, come raccomanda Anne-Laure Blin (Maine-et-Loire, Les Républicains), relatrice del testo?
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L'Assemblea ha preferito optare per un rinvio di due anni, in attesa che il Senato si occupi dell'argomento. Obiettivo: dare tempo per realizzare a “Riforma profonda” buoni pasto, come si è impegnato il segretario di Stato responsabile dei consumi, Laurence Garnier. “I lavori inizieranno a gennaio 2025”ha promesso, assicurando che non ci sarebbe stato “nessun argomento tabù”. E per evocare, in blocco, “dematerializzazione”, “doppio soffitto”rafforzando i flussi verso piattaforme di donazione o la creazione di “cestini di prodotti idonei”.
Quota di ristoratori in calo
Dal 2019, le autorità pubbliche hanno promesso a «modernizzazione» del beneficio sociale preferito dai francesi. Questo sistema, creato nel 1967 per consentire ai dipendenti senza mensa di pranzare nei ristoranti, si scontrava inizialmente con la tendenza attuale che segnava un ritorno ai pasti cucinati in casa. C'è poi la questione della dematerializzazione totale, cioè dell'eliminazione dei titoli cartacei, che rappresentano ancora il 30% dei pagamenti.
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Questo mercato, che ammonta a 9 miliardi di euro di volume d'affari, suscita desiderio. In due anni la quota dei supermercati è passata dal 25% al 33%, con grande sgomento dei ristoratori che allo stesso tempo vedono erodersi la loro quota fino al 40%. Si lamentano di aver perso 550 milioni di euro di fatturato. Da qui la richiesta di poter beneficiare di un limite di spesa giornaliero sui buoni pasto superiore a quello assegnato alla grande distribuzione. Il tetto attuale è di 25 euro, indipendentemente da dove li spendi. L’alto livello delle commissioni ricevute dai quattro principali emittenti di buoni ristorante – Edenred, Pluxee, Natixis-Swile e Up, che insieme catturano il 99% del mercato – è nel mirino anche dei proprietari di bistrot e di altri panettieri.
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