Il Senato ha approvato martedì 19 novembre 2024 un provvedimento molto delicato di riduzione dei contributi dei datori di lavoro, che dovrebbe consentire di liberare tre miliardi di euro a scapito dei datori di lavoro, ovvero un miliardo in meno di quanto previsto dal governo nel progetto Sociale. Bilancio della sicurezza.
Dopo diverse ore di intenso dibattito su questa riforma che irrita i datori di lavoro e il campo macronista, la Camera alta, dominata dalla destra e dai centristi, ha adottato una misura intermedia rispetto alla proposta del governo, che inizialmente mirava a un ritorno di quattro miliardi di euro per finanziare la previdenza sociale.
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Maggiore impegno sugli stipendi più alti
Il provvedimento, già adottato nei giorni scorsi in commissione, intende preservare l’occupazione
per salari prossimi al salario minimo, per i quali le riduzioni dei contributi a carico del datore di lavoro rimarrebbero invariate. E in cambio propone un maggiore impegno sugli stipendi più alti, in particolare per il 2026.
Per gli stipendi compresi tra 1 e 1,3 SMIC, il governo inizialmente voleva aumentare i contributi dei datori di lavoro di due punti percentuali nel 2025 e di altri due punti nel 2026.
Ma la misura rischia di distruggere centinaia di migliaia di posti di lavoro
secondo Medef e 50.000 secondo l'Osservatorio francese della situazione economica (OFCE) – ha suscitato proteste all'interno dello stesso campo governativo.
Il sistema era stato abolito anche all'Assemblea nazionale, ma i dibattiti non potevano concludersi prima della trasmissione del testo al Senato.
Un comitato misto deve raggiungere un compromesso
A giudicare il caso è stata la ministra del Lavoro, Astrid Panosyan-Bouvet estremamente interessante
la proposta della maggioranza senatoriale per il 2025, ritenendo che ciò lo renderebbe possibile limitare gli effetti collaterali o addirittura neutralizzarli per quanto riguarda i bassi salari
. Si è tuttavia dichiarata sfavorevole alla proposta del Senato per l'anno 2026, giudicando lo sforzo troppo brutale per le imprese.
I termini definitivi di questa misura infiammabile dipenderanno tuttavia dalle prossime discussioni durante una commissione mista che riunirà deputati e senatori, prevista per il 27 novembre secondo diverse fonti parlamentari, per raggiungere un compromesso.
Questi scambi si preannunciano molto incerti, a causa dello stallo dei deputati rinascimentali con il governo di Michel Barnier. Il governo si è già lasciato andare nei giorni scorsi dicendosi pronto a dimezzare gli sforzi richiesti alle imprese.
Ma il Senato non è andato così lontano: Dobbiamo rompere la dinamica
aumento delle riduzioni delle tariffe, che oggi ammontano a 80 miliardi di euro, ha insistito la relatrice generale centrista Élisabeth Doineau. Non possiamo continuare così.
I pochi parlamentari rinascimentali eletti al Senato tentarono invano di ottenere la rimozione totale del provvedimento: L’occupazione non può essere una variabile di aggiustamento di bilancio
ha lanciato il senatore Saverio Iacovelli.
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