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Annemie Schauss presa di mira in una lettera aperta: “Coraggio, dialogo e sfumature”, ribattono accademici e membri della società civile

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Rrimproverando la Schaus di mantenere il dialogo con gli studenti che difendono la causa palestinese, i 6 professori firmatari azzardano un’analogia storica che farebbe ridere se non fosse ignobile: il rettore sarebbe messo sullo stesso piano di Daladier e Chamberlain che, durante gli Accordi di Monaco del 1938, abbandonarono “l’alleato cecoslovacco (e) rivelarono le debolezze dei loro Stati e incoraggiarono il regime nazista a continuare la sua politica bellicosa e antisemiti”, e quindi responsabili della Shoah.

Storicamente sì, Daladier e Chamberlain possono essere considerati “il simbolo del vergognoso compromesso di fronte all’inaccettabile”. Va tuttavia osservato che questo compromesso non risale al 1938 e che a Monaco era già troppo tardi, e per molto tempo.

Qual è la giustificazione avanzata dai firmatari di questa carta bianca? Lo ha dichiarato il rettore, in un’intervista rilasciata a Sera il 17 settembre, di voler riprendere “il dialogo con gli ex occupanti dell’università popolare di Bruxelles per spiegare meglio cosa stiamo facendo”. E per ribadire il punto: poiché questa occupazione è stata sfruttata dai movimenti estremisti islamici, tutti gli studenti che hanno partecipato all’occupazione sono quindi estremisti islamici. QED per aver potuto attaccare così violentemente una donna che, fin dall’inizio del suo primo mandato, ha lottato e continua a lottare per mantenere il dibattito, per difendere sia la Palestina che Israele e per rivendicare il diritto alla sfumatura e la sua imperativa necessità.

Segue una litania di rimostranze che accusano il rettore di essere troppo tollerante nei confronti degli studenti musulmani, nello stile più puro degli ayatollah addobbati con il falso naso della laicità e resi apoplettici dal minimo segno religioso.

Argomentazioni dottrinarie e fragili

La tecnica della frase breve isolata dal suo contesto è rivelatrice di chi vuole attaccare qualcuno utilizzando argomenti dottrinari e fragili. È quello che è successo, sempre all’ULB, quando a Ken Loach è stato conferito il Dottorato Honoris Causa. Ed è ciò che fanno ancora i firmatari di questa carta bianca, che evitano accuratamente di ripetere la sostanza dell’intervista rilasciata a Sera dal rettore, di cui si guardano bene dal condividere il link. Nella sua intervista la Schaus difende il libero esame, le sfumature, l’esigenza del dialogo. E l’interazione con gli studenti – che è il cuore della professione docente – non ha nulla a che vedere con quanto accaduto a Monaco; affermare il contrario significa anche negare la Storia e gli studenti di oggi. Questo è un insulto all’intelligenza. Senza dubbio questi professori ribatteranno che questa intervista è solo una frase; ma cos’altro fanno? Ci sono parole che sono ponti e azioni, e la pace si costruisce solo attraverso il dialogo. Questa carta bianca, che non è altro che un tessuto di sentenze dogmatiche e accusatorie, fornisce il minimo accenno a una soluzione? Oppure si tratta semplicemente di un cattivo processo, guidato da qualche intenzione nascosta, che contribuisce alla radicalizzazione?

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Sottolineiamo inoltre che questa carta bianca è firmata soltanto dagli uomini. L’avrebbero scritto per attaccare un rettore? Possiamo immaginare che se fossero rettori, darebbero prova di forza. Non come Daladier o Chamberlain, beh! Come Churchill, che convocano per il finale. Ma cosa fanno, senza essere rettori ma pur essendo membri eminenti dell’istituzione accademica, per fornire soluzioni reali a una situazione eminentemente complessa? Cosa propongono, oltre a gettare benzina sul fuoco? Cosa avrebbero fatto nel 1938, dal momento che non esitarono a utilizzare il punto Godwin? Non molto, probabilmente. Senza dubbio dando il loro contributo a questo “silenzio delle pantofole” che, almeno quanto Daladier e Chamberlain, permise ai nazisti di superare il peggio.

Possiamo solo approvare e sostenere qualsiasi sforzo volto a mantenere il dialogo e le sfumature. In un mondo che si radicalizza in ogni direzione tranne che in quella della pace, è essenziale che le università resistano alla semplificazione intellettuale, alle scorciatoie facili e criminali; che siano luogo di scambio, di confronto intellettuale rispettoso e aperto. Un principio che non tiene conto della realtà ha un nome: dogma.

*“L’ULB e la sindrome di Monaco”, lalibre.be, 14 novembre 2024.

FIRMATARI: AUTENNE Alexia, professoressa dell’UCLouvain; BRUCHER Éric, scrittore; BURNIAT Agnès, professoressa, facoltà di medicina, ULB; BUYLE Jean-Pierre, avvocato, ex presidente dell’ordine degli avvocati e presidente di AVOCATS.BE; COHEN Nicolas, avvocato; COSTERMANS Dominique, scrittore; DE KERCHOVE Alban, direttore della ricerca FNRS; DE TIÈGE Xavier, professore alla facoltà di medicina dell’ULB; DEGAND Liesbeth, professori dell’UCLouvain; DEHOUX Amaury, ricercatore FSR UCLouvain; DUFOUR Valérie, professoressa dell’ULB; ENGEL Vincent, professore dell’UCLouvain, scrittore; ERNST Damien, professore dell’ULiegi; GEMENNE François, ricercatore FNRS ULiège; GOFFIN Giulietta, avvocato; JANS Stéphane, avvocato; LEYS Christophe, professore dell’ULB; LOWIE Patrick, scrittore; MARCHAND Christophe, avvocato; PAUL Élisabeth, docente, scuola di sanità pubblica dell’ULB; PEIGNEUX Philippe, professore dell’ULB; RENMANS Dimitri, docente ULB; ROSIER Laurence, professoressa dell’ULB; SCHIFFMANN Serge, professore, facoltà di medicina, ULB; SERVAIS Olivier, professore UCLouvain; SEYLER Lucie, dottore in malattie infettive UZ Brussel; SOLOT Pierre, pianista, produttore radiotelevisivo; TRAVERSA Edoardo, professore dell’UCLouvain; VAN DONINCK Karine, professoressa dell’ULB; VAN GILS Xavier, avvocato, ex presidente dell’ordine degli avvocati e presidente di AVOCATS.BE; VAN HAEPEREN Françoise, professore dell’UCLouvain; VAN HEMELRYCK Tania, professoressa dell’UCLouvain.

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