Perché solo questi pazienti? Hanno meno probabilità di avere effetti collaterali gravi derivanti dall’uso di Leqembi rispetto a coloro che hanno due copie di ApoE4. Gli scienziati si riferiscono a questo come “anomalie dell’imaging correlate all’amiloide (ARIA)”, intendendo gonfiore e potenziale sanguinamento nel cervello. Motivo che, finora, ha motivato la decisione negativa dell’Agenzia europea per i medicinali rispetto ad una possibile commercializzazione.
In termini di efficacia, e dopo 18 mesi di trattamento, i pazienti trattati con Leqembi hanno mostrato un aumento minore nel punteggio CDR-SB, una scala di valutazione della demenza, rispetto a quelli trattati con placebo. Il che indica un declino cognitivo più lento.
Questo parere positivo rappresenta un passo intermedio verso l’accesso dei pazienti al farmaco. Verrà ora inviato alla Commissione Europea in vista dell’adozione di un’autorizzazione all’immissione in commercio a livello dell’Unione Europea. Successivamente le decisioni relative ai prezzi e ai rimborsi verranno prese a livello di ciascuno Stato membro.
Cos’è Leqembi?
Il principio attivo di Leqembi, lecanémab, è un anticorpo monoclonale che prende di mira la beta-amiloide, riducendo la formazione di placche, caratteristica del morbo di Alzheimer. Viene somministrato tramite infusione in vena una volta ogni due settimane.
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