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La prostituzione in Svizzera non è sufficientemente protetta dalla violenza

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La prostituzione in Svizzera non è sufficientemente protetta dalla violenza

Uno studio dimostra che le lavoratrici del sesso sono soprattutto vittime della rimozione contro la loro volontà, di discriminazioni, insulti e furti.

Pubblicato oggi alle 15:27

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Le lavoratrici del sesso in Svizzera sono spesso vittime di violenza. Uno studio mostra una situazione abbastanza simile a quella che conosciamo all’estero. La Svizzera non è immune dal fenomeno, in particolare dalla rimozione dei preservativi contro la propria volontà.

I ricercatori hanno intervistato 24 persone provenienti da tutte le regioni linguistiche per conto dell’organizzazione Procore. Non si tratta di un sondaggio rappresentativo, bensì di uno studio esplorativo, hanno sottolineato giovedì i responsabili in una conferenza stampa a Berna.

Circa il 70% degli intervistati ha denunciato il cosiddetto “stealthing”, ovvero la rimozione del preservativo contro la propria volontà. E quasi la metà di loro sono vittime di discriminazioni, insulti oltre che di furti di denaro o oggetti.

Secondo lo studio gli autori del reato sono soprattutto clienti. Ma le violenze contro le prostitute vengono commesse anche da passanti, colleghi e coniugi.

La violenza non è tanto dovuta al lavoro sessuale in quanto tale, ma alla sua stigmatizzazione, che abbassa la soglia dell’inibizione, spiega in un comunicato Rebecca Angelini, dell’organizzazione Procore. Le donne sono inoltre più esposte degli uomini al rischio di violenza, e il fatto che molte delle persone coinvolte siano migranti rafforza ulteriormente questa osservazione.

Sulla base di questo studio, l’associazione Procore si oppone al divieto del sesso retribuito e alla penalizzazione dei clienti, come avviene in Svezia o in Francia. In Svizzera, nel giugno 2022, il Consiglio nazionale ha respinto una mozione in tal senso.

Dove il lavoro sessuale è legale, la violenza generalmente diminuisce, sottolinea Procore. Inoltre, le vittime contattano più facilmente i servizi specializzati o la polizia.

Una realtà sociale da inquadrare

In questo contesto Procore presenta una serie di rivendicazioni politiche. Le donne dovrebbero poter denunciare atti di violenza senza rischiare conseguenze ai sensi della legge sull’immigrazione. Inoltre, l’opinione pubblica deve essere informata che lo “stealthing” è punibile secondo la nuova legge penale sessuale.

Per portare avanti questi temi, Procore ha anche presentato ai media una nuova coalizione di organizzazioni della società civile. Tra questi figurano Amnesty International, l’Aiuto svizzero contro l’Aids, la Lega svizzera delle donne cattoliche e il Collettivo Sexworkers Schweiz, che riunisce le lavoratrici del sesso.

Sul suo sito web, Procore si definisce una rete nazionale impegnata a difendere i diritti e le preoccupazioni delle lavoratrici del sesso. Secondo le sue stesse parole, l’organizzazione riconosce il lavoro sessuale come una realtà sociale e allo stesso tempo si impegna a combattere lo sfruttamento e la tratta di esseri umani.

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