Respinto dall'Assemblea nazionale, il bilancio delle entrate arriva mercoledì in commissione al Senato, così come il bilancio della previdenza sociale. Con grande piacere dei senatori che se ne fregano le mani.
Pubblicato il 13/11/2024 08:14
Aggiornato il 13/11/2024 08:14
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È l'ora della rivincita dei senatori che stanno recuperando le fatture finanziarie e di finanziamento della previdenza sociale da mercoledì 13 novembre. Nuovo episodio della serie “Bilancio 2025”, che vede nei panni dei “bravi poliziotti”, dei “bravi ragazzi” e soprattutto alleati del primo ministro Michel Barnier: i repubblicani, i centristi, i macronisti, che a differenza dell'Assemblea nazionale hanno la maggioranza al Palazzo del Lussemburgo. Una vendetta perché i senatori di solito hanno meno peso dei deputati, ma la situazione non è più la stessa.
Per la prima volta in 12 anni il Senato appartiene alla stessa famiglia politica del capo del governo. Quest'ultimo coccola i senatori, che recuperano la versione iniziale dell'esecutivo, senza gli emendamenti dei deputati. Dieci dei suoi ministri provengono da altre parti del Palazzo del Lussemburgo, il che può aiutare i senatori, rappresentanti degli enti locali, a limitare i cinque miliardi di euro di risparmio richiesti loro in questo bilancio. Un macronista batte i piedi: “Questa è la prima volta che faremo davvero il bilancio”.
I senatori esultano: “Eravamo tricard”dice un pilastro del Senato – gergale per “interdetto dal soggiorno”, “dalla nostra commissione d'inchiesta contro Benalla – vicino a Emmanuel Macron – Eravamo considerati eretici. Osa perfino usare un tocco di umorismo. “I macronisti hanno accelerato quando hanno visto un senatore attraversare rue de Vaugirard (vicino al Senato) !”spiega. Il leader dei senatori macronisti François Patriat lo dice così: “Ci prendevano per mezzi parlamentari, eccoci di nuovo qui”.
Di nuovo in gioco quindi… al punto da farsi corteggiare dai deputati. I parlamentari che non sono riusciti a far passare i loro emendamenti perché il bilancio che avevano appena modificato, almeno la prima parte, sono finiti nella spazzatura. È il caso in particolare di Jean-René Cazeneuve o Mathieu Lefèvre, della vecchia maggioranza. Hanno quindi contattato i senatori in questi giorni su punti molto specifici, come la questione dei rapporti finanziari tra la Grande Parigi e i comuni: si tratta dei dettagli.
I senatori sono tanto più esultanti in quanto gli scambi promettono di essere più costruttivi al Palazzo del Lussemburgo. Nella forma, ma soprattutto all’interno di quella che viene definita “la base comune”, l’alleanza centrista/destra/macronista, su cui fa affidamento il presidente del Consiglio. Niente a che vedere con quello dell’Assemblea nazionale. I loro leader parlano tra loro, non come Laurent Wauquiez e Gabriel Attal. Discutono, cercano anche un accordo prima di avviare i dibattiti nell'emiciclo della prossima settimana. Alla fine della settimana si incontreranno nuovamente anche i presidenti dei gruppi del Senato, secondo le informazioni di franceinfo, poiché per quanto riguarda l'Assemblea nazionale, il leader di destra rifiuta ancora l'idea di un intergruppo con i suoi omologhi macronisti.
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