Un successone
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Ventiquattro anni dopo la prima opera, Ridley Scott dà un seguito alla sua epopea, sempre più dedito alla superiorità. In programma, battesimo dei muscoli per Paul Mescal e Denzel Washington al di sopra della mischia.
Gladiatore ? Cinque Oscar nel 2001, l'affermazione di Ridley Scott nell'arena dei blockbuster del nuovo millennio, che resuscita il peplo con i giocattoli neo-digitali (dopo di lui, Troia, Alessandro, 300… entreranno tutti nella breccia). Il semi-sconosciuto Russell Crowe si è rivelato una montagna di muscoli, ruggendo sotto gli applausi di una folla assetata di sangue mentre infilzava carne umana: “Non ti sei divertito abbastanza? !” Ubriacarsi nella maratona di violenza scimmiottando le sue critiche è stata la truffa definitiva di questo megasuccesso: nessuno, ovviamente, ha la pretesa di scoprire in Scott, macchinista teatrale prima dell'eterno, fine moralista della società dello spettacolo. Ventiquattro anni dopo, il programma è rimasto lo stesso, aumentato a circa 310 milioni di dollari di budget, e sa benissimo come prenderci per dei piccoli idioti svolgendo la sua funzione.
È il turno dell'irlandese Paul Mescal, dolcezza dell'indie (Persone normali, Dopo il sole) conoscere la sua incoronazione come bestia di Hollywood. Generale di guerra al buio “città dell’Africa” all'inizio del film, caduto nelle mani dell'esercito romano, il personaggio non si discosta dalla tradizione,
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