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La COP29 si concentrerà sulle soluzioni tecnologiche rischiose per l’umanità?

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La COP29 ha un’opportunità unica per esplorare soluzioni che vanno oltre il semplice aumento delle capacità tecnologiche.

Mamy Nirina Rolland Randrianarivelo 10/11/2024 10:45 7 minuti

La Conferenza delle Parti sul Clima, meglio conosciuta come COP29, si aprirà il 11 novembre 2024 a Bakuin Azerbaigian, con l’ambizione di plasmare il futuro climatico globale. Si intensificheranno le discussioni su come verrà finanziata la transizione energetica.

Miliardi di dollari sono già investiti in tecnologie destinate a fermare il riscaldamento globale, ma, paradossalmente, queste stesse tecnologie potrebbero peggiorare le disuguaglianze sociali e ambientali. La COP29 potrebbe essere l’occasione per mettere in discussione questa logica della crescita a tutti i costi?

Un’arma a doppio taglio

Il concetto di tecno-soluzionismo, vale a dire l’idea che la tecnologia è la chiave della transizione energetica, ha dominato le discussioni nelle precedenti COP, e la COP29 potrebbe benissimo seguire questa tendenza. Questo paradigma si basa sull’illusione che‘La tecnologia di produzione di energia pulita e la cattura di CO2 saranno sufficienti per risolvere i problemi climatici senza mettere in discussione il nostro attuale stile di vita economico.

Ma queste soluzioni pongono un problema fondamentale: rischiano di non mantenere le promesse a lungo termine e potrebbero addirittura peggiorare la situazionebloccando l’umanità in un ciclo di dipendenza dalle innovazioni le cui conseguenze sono ancora incerte.

Prendi l’esempio di auto elettrichedestinati a sostituire i veicoli termici. Se questi ultimi non emettono gas serra, la loro fabbricazione lo richiede materiali rari la cui estrazione provoca gravi distruzioni ambientali, per non parlare degli impatti sociali nei paesi produttori.

Paradossalmente, invece di ridurre la nostra impronta ecologica, questa soluzione potrebbe intensificare gli squilibri, il che è a vera trappola evolutiva : una soluzione inizialmente percepita come vantaggiosa, ma che, in un altro contesto, diventa controproducente.

Una trappola evolutiva è un fenomeno in cui un comportamento o una soluzione che una volta era benefica diventa, nel tempo e con i cambiamenti ambientali, dannosa.

L’esempio di anche la plastica è illuminante: un tempo sembrava la soluzione a tutto, oggi invece inquina i nostri oceani, mette a rischio la nostra salute e quella della fauna marina. Lo stesso per uso intensivo di pesticidi o fertilizzanti per aumentare i rendimenti agricoli che ora porta a gravi impatti ambientali.

COSÌ, applicando questo concetto alla nostra società, diventa ovvio che il nostro dipendenza eccessiva dalla tecnologia e la continua crescita economica potrebbe portarci a a vicolo cieco ambientale.

Una piccola equazione per capire meglio

Per comprendere il nostro impatto ambientale, possiamo rivolgerci a formula proposta nel 1972 dal biologo Paul Ehrlich e dal fisico John Holdren: io = P × A × T. Ici, IO rappresenta l’impatto ambientale, P la popolazione, UN consumo pro capite e T la tecnologia utilizzata.

Questa equazione lo dimostra il nostro impatto dipende da diversi fattori. La semplice riduzione delle emissioni di CO2 attraverso le tecnologie di cattura, ad esempio, non tiene conto della crescita della popolazione o del consumo sempre crescente. Inoltre, alcuni di questi le tecnologie spesso richiedono risorse scarse e hanno conseguenze ambientali, come l’estrazione intensiva di materiali.

Sicura tentazione tecnologica?

La strategia favorita dalle COP quelli recenti si basano essenzialmente su TIL tecnologianell’equazione IPAT, negligente altre leve come la sobrietà consumo (A) o stabilizzazione della popolazione (P). Tuttavia, questo approccio tecnologico ha i suoi limiti.

Concentrandosi sulle tecnologie di cattura della CO2 o sulle nuove fonti energetiche, il La COP29 rischia di incoraggiare un modello che non riduca sufficientemente l’impronta ecologica complessiva. Quel che è peggio, queste tecnologie possono diventare una nuova trappola evolutiva, bloccandoci in una… modello economico insostenibile, basato sull’aumento dei consumi delle risorse naturali.

Quale possibile alternativa?

Di fronte a questa impasse, alcune voci si stanno alzando per proporre soluzioni più radicalicome il “sobrietà collettiva” raccomandato dall’IPCC nel suo sesto rapporto di valutazione, o il “prosperità senza crescita”un approccio sviluppato dall’economista Tim Jackson e dai suoi colleghi. L’idea è quella di ridurre i nostri consumi materiali, per privilegiare il benessere piuttosto che la quantità, e di reindirizzare gli investimenti verso settori quali l’istruzione, la sanità e le infrastrutture sostenibili.

IL sfida ecco convincere una popolazione globale affamata di crescita economica e benessere materialema questa è forse l’unica soluzione praticabile se vogliamo evitare gli effetti devastanti dell’inazione.

La COP29 potrebbe segnare una svolta decisivadove non si tratterà più solo di discutere di finanziamento della transizione energetica, ma di‘adottare una visione realmente trasformativa, basata sulla cooperazione internazionale e su un modello economico compatibile con la salvaguardia del pianeta.

Riferimenti : COP29: la specie umana intrappolata nel suo tecno-soluzionismo?

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