Juliette De Banes Gardonne
Pubblicato il 9 novembre 2024 alle 20:44 / Modificato il 9 novembre 2024 alle 21:30
“I nomi di autore e compositore applicati alle donne con desinenza maschile sono un vero insulto nei loro confronti”. Dobbiamo queste parole al compositore e musicologo francese Adrien de La Fage che, nel 1847, si irritò La rivista e la gazzetta musicale di Parigi che si possa ancora parlare di “donne compositrici”. Convinti che l’uso della forma femminile di un’attività professionale ne sancisca la legittimità, bisognerà tuttavia attendere il 1935 perché “compositore” venga inserito nel prestigioso dizionario dell’Accademia.
Lungi dall’essere aneddotico, questo rifiuto ostinato della femminilizzazione di certe parole testimonia una negazione della creazione: una donna può essere un’interprete ma non deve creare. Tuttavia, Cécile Chaminade (1857-1947), Augusta Holmès (1847-1903), Mel Bonis (1858-1937), tutti e tre i compositori francesi, vengono oggi riscoperti e presentati come figure di spicco della storia musicale del XX secolo.
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