Lavorare fino allo sfinimento, non riuscire più ad arrivare a fine mese, perdere il lavoro, ammalarsi, dormire nella vasca, tutte queste cose che equivalgono alla violenza ordinaria, non è una vita ed è stancante. Questa lotta quotidiana per ritagliarsi un posticino al sole è universale. Colpisce tutti coloro che perdono la vita guadagnandola, dal camionista al piccolo imprenditore, dall’insegnante all’infermiera.
Trump potrà anche dire delle sciocchezze, ma è stato in grado di individuare il disagio della classe operaia e promettere loro la luna. Che menta come respira è un male minore per questi cittadini che per troppo tempo si sono considerati ignorati. La loro disperazione di fronte a un sistema che li ha lasciati indietro è molto reale. Uno stufo condiviso da una massa critica stanca di tacere di fronte a élite sempre più disconnesse.
Il risveglio dei declassificati
Attraverso quest’ondata di malcontento che trafigge il cuore degli Stati Uniti, è l’America dei gilet gialli a parlare apertamente. Regioni rurali bloccate in un’economia di sopravvivenza, abbandonate a favore delle grandi città, abbandonate dai governi successivi, sia democratici che repubblicani. Il divario è enorme.
Questo è il motivo per cui il lavoratore medio ha scelto Donald Trump. Non perché lo ammiri e lo rispetti, ma perché quell’uomo si è fatto portavoce del suo disgusto. L’elettore ha sfogato la sua frustrazione durante una votazione. Ecco, voi, di fronte all’establishment, che da troppo tempo ha fatto orecchie da mercante.
Per questi lavoratori, bianchi, neri o latini, la questione alle urne non era né l’immigrazione, né l’aborto, né la democrazia. Era “quanto mi resta in tasca dopo aver pagato le bollette”. Parla anche a noi.
Una lezione per il Quebec
Qui il ceto medio, più moderato nelle sue espressioni, avverte lo stesso disagio. Il contesto è diverso – non si tratta della stessa economia né delle stesse questioni geopolitiche – ma è sorprendente il parallelo tra l’ascesa di Trump e le tendenze che attualmente scuotono il Quebec.
Sempre più cittadini della classe media hanno la sensazione che le loro preoccupazioni vengano ignorate da un’élite lontana dalla loro realtà quotidiana. Il divario si sta ampliando tra grandi centri come Montreal, Quebec
e Laval, e le regioni più rurali o periferiche che hanno difficoltà a capire come avere successo nel gioco.
La polarizzazione non è così chiara come tra i nostri vicini, ma stiamo vivendo gli stessi problemi. Precarietà dei lavoratori, inflazione, erosione dei servizi pubblici, impossibilità di accedere alla proprietà, tutto ciò alimenta un certo risentimento.
Le nostre piccole imprese sono in difficoltà, mentre noi stendiamo il tappeto rosso alle multinazionali. Per non parlare delle questioni sociali, come i senzatetto e l’arrivo di lavoratori stranieri, poco vissute dai cittadini.
La classe media, spina dorsale della società del Quebec, è preoccupata di non ottenere un buon rapporto qualità-prezzo. Come i nostri vicini, anche lei potrebbe sentirsi trascurata.
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