Il giudice istruttore incaricato dell'inchiesta sugli stupri di Mazan è stato interrogato venerdì davanti al tribunale penale di Vaucluse, in particolare da diversi avvocati difensori, che hanno cercato di evidenziare eventuali mancanze.
Sequestrata nel novembre 2020, Gwenola Journot ha emesso il suo ordine di accusa nel giugno 2023, un documento di quasi 370 pagine, contenente 31 volumi di istruzioni riguardanti questa vasta vicenda che coinvolge 51 uomini, accusati di aver violentato Gisèle Pelicot per un decennio, nella sua casa coniugale a Mazan (Vaucluse), su invito del suo ex marito, che l'ha messa a letto ansiolitici.
Per quasi due ore il magistrato ha risposto alle domande del tribunale sulle sue scelte di approfondire alcuni punti ma soprattutto di escludere alcune strade.
“Su un caso di questa portata, potremmo tranquillamente portare avanti 10 anni di indagini. Abbiamo voluto essere pragmatici ed efficienti affinché il signor Pelicot potesse essere giudicato in un tempo ragionevole.“, disse subito.
Spiegazioni da fornire sulla sua indagine
Io Antoine Camus, uno degli avvocati di Gisèle Pelicot, ho chiesto innanzitutto perché l'inchiesta non avesse cercato di approfondire le indagini su possibili attacchi subiti da Caroline Darian, la figlia di Gisèle Pelicot. Fotomontaggi di lei, nuda e addormentata, sono stati infatti rinvenuti negli archivi del computer del padre, e la quarantenne si chiede ancora se anche lei non sarebbe stata violentata dall'uomo che adesso la chiama”progenitore”.
“Sappiamo che è stata oggetto di immagini immodeste nelle due foto (in cui appare Caroline Darian) addormentati, non abbiamo avuto spiegazioni dal signor Pelicot. Questo è l'unico punto in cui non abbiamo avuto una spiegazione. È stato completamente smentito.” ha detto la signora Journot. Smentite che Dominique Pelicot mantiene dall'inizio del processo, il 2 settembre, ad Avignone.
Io Isabelle Crépin-Dehaene, avvocato di due coimputati di Dominique Pelicot, che aveva chiesto la citazione del gip davanti al tribunale, l'ha poi interrogata su diversi punti, in particolare sul motivo per cui non aveva indagato sulla possibilità che alcuni co -gli imputati sono stati drogati anche dal marito, descritto come il “conduttore” di questi stupri.
L'avvocato ha inoltre sottolineato la mancanza di informazioni precise ricevute dal sito libertino Coco.fr, attraverso il quale Dominique Pelicot era entrata in contatto con i coimputati, ovvero il mancato sequestro di un terzo telefono di Dominique Pelicot, mai sfruttato. “Non so se siete ancora nella tesi della complicità di Madame Pelicot”, rispose il giudice.
“Non sono assolutamente nella tesi di nulla”, l'avvocato lo interruppe subito, “Non ho alcuna accusa contro nessuno”.
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