Il post di Thomas Legrand
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Il dibattito pubblico francese non ha ancora raggiunto il punto estremo di degrado raggiunto al di là dell’Atlantico. Ma stiamo già rilevando i primi sintomi.
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Ci preoccupiamo, siamo nel panico, non vogliamo crederci… Gli americani non possono farci questo. Questa grande democrazia non può eleggere Donald Trump, questo clown fascista, questa volgarità, questo miliardario rozzo e immaturo, questo detenuto che ha fatto esplodere ogni forma di correttezza politica, mandato a ballare il valzer di tutti i codici della vita pubblica. Il funzionamento trumpiano, la reazione, o meglio l’assenza di reazione dell’elettorato repubblicano alle ripetute provocazioni del candidato arancione, ci sembrano molto strani.
Eppure, osserviamo il nostro dibattito politico: vi troveremo veri e propri pezzi di trumpismo, l’emergere di questa deriva che la scienza politica non sa ancora qualificare, tra nuovo fascismo, populismo, disintegrazione generalizzata di ogni razionalità collettiva. Non siamo lontani da ciò, al livello americano di declino del discorso pubblico e di polarizzazione, ma il trumpismo sta progredendo in modo preoccupante in Europa e in Francia.
Come possiamo riconoscere in noi gli elementi di trumpismo, al di là del semplice spartito della nostra estrema destra? Si tratta principalmente di un rapporto che sfida la verità fattuale. Il posto preponderante che occupa oggi la sfera mediatica bollorizzata, che riesce a imporre il suo esimo
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