Sono le 23:15 di questa domenica, 8 maggio 2022, quando un'Audi RS6, 2 tonnellate e 600 cavalli, si scioglie a tutta velocità in Avenue Bosquet. Davanti a lei il semaforo è rosso, ma questo non sembra scoraggiare il suo autista. Tuttavia, un taxi nella corsia di destra e uno scooter in quella di sinistra aspettano che il semaforo diventi verde e gli bloccano la strada.
L'autista non rallenta. Peggio ancora, secondo il verbale dell'incidente, “piede a terra”, l'autista accelererà negli ultimi metri, fino a raggiungere i 120 km/h e si schianterà nella parte posteriore del taxi, per poi perdere il controllo del veicolo e infine urtare un Alla velocità di 70 km/h lo scooter ha disarcionato violentemente i suoi due passeggeri. Tra questi, Antoine Alléno, 24 anni, figlio di Yannick Alléno, una figura della cucina francese, non sopravvivrà. Un grave trauma cranico, nonostante indossasse il casco, ne causerà la morte.
Richiesti otto anni di carcere
Due anni e mezzo dopo, il 31 ottobre 2024, si è svolto presso il tribunale di Parigi, alla presenza della famiglia Alléno, il processo contro il conducente del veicolo, Francky Deplechin. È accusato di omicidio colposo. Nei suoi confronti sono stati chiesti otto anni di reclusione, nonché l'annullamento della patente di guida dell'indagato e il divieto di prendere la patente per 10 anni. L'8 maggio 2022, in stato di ubriachezza, Francky Deplechin, all'epoca 25enne, rubò un veicolo dal ristorante Coya, rubando le chiavi al servizio di parcheggio.
Ne è seguita una corsa a tutta velocità nel quartiere di Rue du Bac, dove secondo le indagini ha quasi investito almeno 9 persone, prendendo corsie contromano e passando con 4 semafori rossi. Pochi istanti prima, Antoine esce dal suo ristorante, Burger Père & Fils di Alléno, con Anisa, una collega che decide di accompagnare a casa. Incontra poi Francky Deplechin e i suoi parenti, ubriachi, che creano confusione davanti della Coya. Antoine e Anisa vanno in giro, si mettono i caschi, avviano uno scooter Cityscoot e si mettono in viaggio.
Deliberazione del 28 novembre
Qualche centinaio di metri più in là, incontreranno nuovamente Francky Deplechin a bordo della RS6 ma questa volta sarà loro fatale. Sceso dall'auto, il giovane padre della comunità itinerante tenta di fuggire ma viene catturato da un commissario di polizia fuori servizio. Al timone, Francky Deplechin, piumino nero in spalla, ripete con voce debole che non ricorda nulla a causa dello stato di ebbrezza di quella sera. Poco dopo la tragedia, le analisi hanno evidenziato che aveva 1,69 g di alcol per litro di sangue. Un tasso che non può provocare amnesie, protestano i legali delle parti civili. “Chiedo scusa con tutto il cuore, quello che ho fatto è imperdonabile, imperdonabile, riconosco il fatto di aver rubato un'auto, ho causato una tragedia, riconosco”, dice però con una voce appena percettibile.
Il resto dopo questo annuncio
Suo figlio ha rappresentato il futuro della professione per Yannick Alléno
L'emozione poi prende il sopravvento quando i membri della famiglia Alléno si alternano a testimoniare. “Posso parlarvene molto chiaramente, non ho dimenticato nulla”, dice Yannick Alléno. “Ho visto il suo sangue per terra, ho forzato il cordone di sicurezza posto dalla polizia. Mi sono sdraiata su mio figlio, ho urlato, l'ho riconosciuto dai calzini a righe», racconta in lacrime lo chef tre stelle dallo stand. “L’8 maggio Antoine era al lavoro, aspettava un cliente che è arrivato un po’ in ritardo. Si è offerto di riportare indietro il collega perché mettere una donna sulla metro a quell'ora è pericoloso.
Il tempo era bello, Antoine canticchiava. Si poteva dire che fosse felice. Ha rappresentato il futuro della nostra professione, del nostro Paese», confida il padre che afferma di non riuscire più a dormire senza farmaci dopo la tragedia. Molti in aula sono scoppiati in lacrime, compresi gli avvocati. Anche i tre imputati non restano indifferenti. Immobili, con il volto nascosto tra le mani, singhiozzano rannicchiati su se stessi. “È compito di un padre, portare avanti la sua famiglia. Mio padre il giorno dopo mi ha detto: ''ascolta, devi stare dritto'', è quello che faccio oggi davanti a voi. », dice prima di dare la parola a Isabelle, la madre di Antoine. “È una lotta ogni mattina”, dice in lacrime. “Ho perso tutto l’8 maggio, è stato un terremoto. Abbiamo sempre paura ma non immaginiamo mai il peggio. Arrivi lì e vedi un lenzuolo bianco. Ho ancora in mente le grida di Yannick”. Le deliberazioni si svolgeranno il 28 novembre.
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