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la commissione Finanze respinge la parte “entrate” del disegno di legge rielaborata dalla sinistra

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Al centro, il ministro responsabile del bilancio e dei conti pubblici, Laurent Saint-Martin, all’Assemblea nazionale, il 15 ottobre 2024. JULIEN MUGUET PER “IL MONDO”

Quattro giorni di dibattito, quasi duecento emendamenti adottati… ma nessun nuovo testo. I deputati hanno respinto, sabato 19 ottobre, in commissione Finanze, la parte “entrate” del bilancio 2025, dopo averla ampiamente modificata rispetto alla copia del governo, che si è trovata con le spalle al muro prima del dibattito nell’Emiciclo, lunedì .

Matignon vuole fare uno sforzo di 60 miliardi di euro per porre fine alla spirale del deficit pubblico: 40 miliardi di risparmi e 20 miliardi di entrate fiscali aggiuntive. Ma passato al vaglio della commissione, il disegno di legge presentato la settimana scorsa era diventato irriconoscibile: articoli chiave cancellati, emendamenti del valore di diversi miliardi di euro adottati, nuove tasse o esenzioni a bizzeffe…

Queste modifiche, che hanno sconvolto notevolmente l’equilibrio finanziario del testo, sono state infine tutte spazzate via da un voto finale negativo, con 29 voti contro 22, mentre il Raggruppamento Nazionale (RN) si è ritrovato con la destra e il centro nel campo della reiezione.

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Michel Barnier denuncia un testo diventato “insostenibile”

Tuttavia, la RN ha voluto sanzionare “L’atteggiamento del governo e dei partiti di maggioranza che (…) non voglio negoziare nulla”ha spiegato Jean-Philippe Tanguy, deputato della Somme e “Mister Economy” della RN. Quindi, anche se questo significa ritrovarsi dalla stessa parte del macronista David Amiel, che ha castigato a “macelleria fiscale” dell’ordine di 50 miliardi di euro.

“Il testo era diventato insostenibile”ha lamentato il primo ministro Michel Barnier in un’intervista a Giornale della domenica (JDD), avvertimento contro a “Concorrenza fiscale Lépine”.

La insoumise (LFI), in particolare, aveva accolto, nei giorni scorsi, l’ “vittorie” sul «superprofitti» e multinazionali, per cifre da capogiro. “È la prova che c’era la maggioranza” per questo bilancio «Compatibile con NFP»stima il presidente della commissione finanze, Eric Coquerel (LFI), il quale, nonostante il rifiuto finale, ritiene che “la missione è compiuta”.

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Parere ovviamente contrario a quello del ministro dei Conti pubblici, Laurent Saint-Martin, che si è affrettato a denunciare una “razza fiscale” subito “inaccettabile” et “irresponsabile”quando l’esecutivo lo desidera “Contenere fortemente la nostra spesa pubblica”. Lo ha denunciato sul social network il suo compagno, il ministro dell’Economia, Antoine Armand “alleanze di circostanze [qui] ha portato all’adozione di decine di emendamenti per tassare sempre di più i francesi, a scapito del risparmio delle classi medie, della mobilità professionale, del trasferimento delle nostre imprese e delle nostre PMI… In breve, della nostra vita quotidiana. »

Una maggioranza relativa che manca

È quindi sulla base del testo iniziale del governo che riprenderà il dibattito nell’Emiciclo. Il signor Saint-Martin sarà presente lì da lunedì sera, per difendere questo progetto che lui «sai[t] condiviso dalla base maggioritaria dell’Assemblea nazionale”.

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In commissione, però, è mancata la maggioranza relativa. Fin dall’inizio non è riuscita a impedire che si votasse a favore di un’imposta permanente sui redditi alti, cosa che il governo voleva soltanto “temporaneo”. Né è riuscita a frenare l’inasprimento delle misure sul riacquisto di azioni proprie, sul credito d’imposta per la ricerca o sulla compagnia marittima CMA-CGM.

Il campo governativo ha talvolta cercato anche il sostegno delle opposizioni, come il MoDem per aumentare la “flat tax” sui redditi da capitale, o i repubblicani per ristabilire una “tassa di uscita” contro l’esilio fiscale dissuasivo come quando fu creato sotto Nicolas Sarkozy.

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Quel che è peggio, destra e centro hanno apertamente ostacolato alcune misure emblematiche come l’aumento delle tasse su elettricità, caldaie a gas e veicoli termici. Una confusione che preoccupava anche il RN. “Non vedo alcun coordinamento tra i diversi partiti che sostengono Barnier”ha commentato il signor Tanguy durante la discussione, deplorando di non sapere “Dove sta andando questa legge finanziaria”.

L’ombra del 49.3

Lo stesso governo ne è certo? Davanti alla commissione, i ministri di Bercy avevano promesso di completare il loro testo con emendamenti, tra cui un aumento della tassa sui biglietti aerei e una proroga del prestito a tasso zero nel settore immobiliare. Ma visto il numero e la portata delle modifiche votate da mercoledì, la questione di un passaggio forzato nell’emiciclo con l’arma della 49.3 potrebbe presto porsi, per evitare una nuova serie di delusioni.

Il signor Barnier ha spiegato JDD che voleva che si sviluppasse il dibattito parlamentare, ma non esclude l’adozione via 49.3, perché “Ritardare l’adozione del bilancio potrebbe paralizzare l’azione pubblica, compromettere la gestione delle finanze statali e mettere in pericolo la credibilità finanziaria della Francia”.

Una conseguenza logica che sembra al signor Coquerel, convinto che il governo “non vuole trovarsi in minoranza nel suo bilancio e presentare una maggioranza completamente spaccata”. Per meglio spingere al limite l’esecutivo e tirare fuori una mozione di censura, i “ribelli” sembrano escludere una mozione di rigetto che “eviterei il dibattito”.

Di fronte, i macronisti sono pronti “combattere tutto ciò che minaccia i posti di lavoro e il potere d’acquisto dei francesi”avverte il signor Amiel. Da parte del governo, “ci prepariamo a sederci giorno e notte, per tutto il tempo necessario”assicura una fonte ministeriale.

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