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“Non dovevo sperimentarlo”: le vittime dello scandalo dei bambini in affidamento nel Nord raccontano le violenze e le umiliazioni subite

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Una ventina di imputati sono comparsi da venerdì davanti al tribunale penale di Châteauroux.

Sono accusati di aver sottoposto a violenze e umiliazioni i bambini del Nord collocati dal Child Welfare.

Testimoniano TF1 le vittime di questa dolorosa e straordinaria vicenda.

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Le 20:00

Rivivere dopo aver vissuto l’orrore, nelle sue parole. Mathias era ancora minorenne quando, nel 2017, è stato affidato a una famiglia affidataria a Indre dove racconta di aver subito sette mesi di violenze, fino a essere ricoverato in ospedale per una settimana in coma. Al medico che allora lo interrogò, il bambino parlò delle violenze a cui lo avrebbe sottoposto il padre adottivo, presunto innocente. “Dal primo giorno che sono arrivato, ho sperimentato violenza fisica e morale, tutto ciò che è umiliazione, mi ha urinato addosso. È solo per dire, anch’io faccio fatica a rendermene conto”, testimonia nel rapporto delle 20:00 su TF1 all’inizio di questo articolo.

I fatti denunciati sono così gravi che è stata avviata un’indagine che ha portato le autorità a scoprire altri casi in altre famiglie ospitanti. “Non mi era permesso indossare la biancheria intima, era letteralmente proibito. Mi ha toccato il petto e il pene per controllare che non avessi biancheria intima e lo hanno fatto anche le altre ragazze, almeno quella con cui ho viveva lì”, tracconta Angelina che, all’epoca 12enne, viveva con altri bambini, in una roulotte, senza acqua, elettricità e riscaldamento. “Dovevamo vestirci come voleva lui, pantaloncini corti, anche gonne corte,” continua.

“Continuavano a mandare i bambini lì.”

Sono passati sette anni, ma il dolore è ancora altrettanto forte per la giovane donna che si dice “umiliato e sporco”. E per continuare: “Perché alla mia età non dovevo sperimentarlo. E per niente al mondo avrei voluto sperimentarlo e non lo augurerei a nessuno.”

Durante le loro indagini, gli investigatori hanno scoperto un sistema ben funzionante. Tra il 2010 e il 2017 Northern Child Welfare ha affidato decine di bambini all’associazione Infanzia e Benessere. Tuttavia, l’indagine dimostrerà che non aveva le autorizzazioni per occuparsene. Il leader ha accolto alcuni minori e ne ha affidati altri a familiari o amici, sempre senza autorizzazione. Alcuni avevano addirittura precedenti penali per violenza sessuale su minori. In totale, nella totale illegalità, queste famiglie distribuiranno 630mila euro pagati direttamente dal dipartimento Nord.

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Come è possibile che tale violenza abbia luogo all’interno dei servizi di protezione dell’infanzia? Un assistente sociale, responsabile di portare alcuni bambini a queste famiglie, ha accettato di testimoniare in forma anonima su TF1. All’epoca confidò i suoi sospetti al suo management, senza alcun risultato. «Hanno continuato a mandare lì i ragazzi mentre noi denunciavamo che comunque allora c’erano dei sospetti. Ci siamo detti: ‘ma che hanno fatto? che hanno fatto della nostra segnalazione?’ E il nostro compito è proteggere i bambini”. dice. Secondo le nostre informazioni, in totale, sono pervenute alla direzione una quindicina di segnalazioni, senza che i collocamenti si siano interrotti. Il dipartimento non ha voluto rispondere alle nostre domande, ma all’epoca, davanti agli investigatori, ha ammesso una mancanza di vigilanza.

Da lunedì 14 ottobre, una ventina di imputati sono comparsi davanti al tribunale penale di Châteauroux nell’ambito di questo processo straordinario che durerà fino al 18 ottobre. Alcuni imputati rischiano fino a dieci anni di reclusione.


La redazione di TF1info | Rapporto: Romane Brisard, Marine Dhers

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