Parte 3 / Alla ricerca della sicurezza – rts.ch

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La storia del casco da sci non è così lontana come si potrebbe pensare. Occorre infatti attendere il moltiplicarsi degli infortuni legati alla velocità sugli sci che continua ad aumentare negli anni perché il mondo dello sci si ponga la seguente domanda: come ridurre il rischio di infortuni gravi in ​​caso di caduta?

Fu quindi solo negli anni ’40 che il primo casco vide la luce. Realizzato in pelle e tubi verticali, è tuttavia solo relativamente efficace. Esordienti in campo, i protagonisti del mondo dello sci avevano infatti adottato praticamente, se non del tutto, il modello che indossavano i ciclisti o addirittura i biker.

In termini di sicurezza, i primi caschi erano più che rudimentali. [Musée du ski]

Il casco da sci diventa rigido

Durante la seconda guerra mondiale le cose accelerarono. Nascono i caschi realizzati in fibra di vetro mista a schiuma plastica deformabile con imbottitura interna. Bisognerà però aspettare fino al 1958 per vedere gli sciatori indossare questo nuovo casco in gara.

È, infatti, l’anno in cui la squadra statunitense arriva in Europa con i suoi nuovi caschi. Gli europei li accolgono con scherno a causa del loro peso e delle loro dimensioni. Ma, vedendo moltiplicarsi gli incidenti e realizzando che la vita di uno sciatore è stata salvata grazie al suo casco, rotto dopo l’impatto, la protezione convince e diventa sempre più popolare.

Fu solo alla fine degli anni ’50 che i caschi divennero rigidi. [Musée du ski]

Incidenti, a volte mortali, di cui prendere coscienza

Buone notizie, ma al prezzo di incidenti talvolta mortali in gara, come la morte di John Semmelink nel 1959. Durante una discesa, il canadese si schiantò contro le rocce e morì per un grave trauma cranico. Aveva solo 20 anni. Fu in seguito a questo tragico evento che divenne obbligatorio indossare il casco durante le discese.

Ma sfortunatamente questo auricolare ha i suoi limiti. Ciò è dimostrato dalla morte del diciannovenne Ross Milne durante l’allenamento per la discesa libera ai Giochi Olimpici di Innsbruck nel 1964. L’australiano si è schiantato contro un albero a più di 96 km/h ed è morto a causa delle ferite riportate, in particolare alla testa.

Il luogo in cui Ross Milne perse la vita durante i Giochi Olimpici di Innsbruck nel 1964. [Imago]

Caschi specificatamente progettati per lo sci

Finalmente, negli anni ’70, i produttori decisero di creare caschi non più copiati da quelli realizzati in moto o in ciclismo, ma specifici per lo sci. Si tratta del passaggio dalla fibra di vetro alla plastica e dell’introduzione dell’ABS (una gomma sintetica che resiste agli sbalzi di temperatura). Questi importanti cambiamenti consentono una maggiore protezione, ma anche una nuova leggerezza che porta ad un casco più stabile. Infatti il ​​vecchio modello, più pesante, aveva la tendenza a cadere in avanti e ad ostacolare la visione dello sciatore.

Poi sono arrivati, all’inizio degli anni ’90, i caschi attuali, realizzati con materiali molto più efficienti rispetto alla vecchia versione, come il policarbonato, l’EPS (una schiuma che consente l’assorbimento e la dissipazione dell’energia su una superficie più ampia e non solo sul punto di impatto) o altri componenti assorbenti. Inoltre, i caschi oggi sono modellati per adattarsi esattamente alla forma del cranio dello sciatore.

Tuttavia, nonostante tutti questi miglioramenti, il casco rimane oggetto di dibattito per quanto riguarda il suo livello di protezione. Gli sciatori, infatti, che vanno sempre più veloci, sembrano essere un passo avanti rispetto alla tecnologia protettiva del casco. Per saperne di più ci siamo recati nella vicina Francia vicino ad Annecy a Salomon. Il marchio francese ha accettato di discutere, tra le altre cose, dei materiali di cui è composto, ma si è rifiutato di fare qualsiasi commento sulla sicurezza e l’efficacia dei caschi attuali.

>> Intervista a Benjamin Raffort:

Intervista a Benjamin Raffort
Sci alpino – Pubblicato ieri alle 17:36

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