Investimenti pubblici: l’efficacia messa in discussione

Investimenti pubblici: l’efficacia messa in discussione
Investimenti pubblici: l’efficacia messa in discussione
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Con un tasso di investimento pari a circa il 31,5% del PIL dalla metà degli anni 2000, il Marocco ha notevolmente rafforzato l’accesso alle infrastrutture di base. Tuttavia, la crescita generata non riflette la portata degli sforzi compiuti.

La legge finanziaria 2025 stanzia una dotazione record di 340 miliardi di dirham per sostenere gli investimenti pubblici. Uno sforzo di bilancio compiuto dallo Stato per rilanciare un’economia ancora indebolita dalle conseguenze della crisi sanitaria, stimolare gli investimenti privati, ricostruire le infrastrutture colpite dal terremoto di Al-Haouz e continuare lo sviluppo di settori strategici come l’acqua e l’energia.

In una recente analisi pubblicata dalla Banca Al-Maghrib, la questione dell’efficienza degli investimenti pubblici viene affrontata dal punto di vista del loro reale impatto sullo sviluppo economico e sociale. Sulla base di uno studio comparativo, gli autori dell’analisi valutano l’efficienza tecnica degli investimenti diretti realizzati dallo Stato e dagli enti locali.

I risultati sono chiari. Da essi emerge che in media quasi il 34% delle risorse pubbliche investite dal Marocco vengono perse ogni anno e quasi il 30% per tutti i paesi in via di sviluppo. Per gruppo di paesi, queste perdite sono dell’ordine del 45% nei paesi a basso reddito, del 29% nei paesi a reddito medio-basso e del 25% nei paesi a reddito medio-alto.

Il Marocco tra i campioni degli investimenti pubblici
Quasi il 34% delle risorse pubbliche mobilitate ogni anno per gli investimenti vengono “sprecate”, un livello preoccupante che supera di gran lunga gli standard dei paesi a reddito medio-alto, dove questa inefficienza raggiunge il 25%. Dalla metà degli anni 2000, il Marocco ha registrato uno dei tassi di investimento più alti tra i paesi in via di sviluppo, raggiungendo il 31,5% del PIL.

Certamente gli investimenti pubblici impegnati, che rappresentano in media il 5,3% del Pil, hanno consentito importanti progressi nelle infrastrutture di base. L’analisi evidenzia, ad esempio, la spettacolare progressione dell’elettrificazione, dal 18% nel 1995 al 99,6% nel 2019. Allo stesso modo, quasi l’80% della popolazione rurale dispone ora di strade percorribili, rispetto a solo il 54% nel 2005. Nonostante questi risultati, i risultati economici restano deludenti.

La crescita annua, limitata in media al 3,5% negli ultimi due decenni, non riflette la portata degli sforzi compiuti. Si ritiene che questa scarsa performance sia dovuta a carenze strutturali, come progetti mal progettati, processi di selezione lassisti e monitoraggio insufficiente. Una constatazione di fallimento che si allinea con le osservazioni della Corte dei Conti che sottolinea anche l’inefficienza della spesa pubblica.

Perdita
Su questo punto i benchmark internazionali forniscono indicazioni preziose. Infatti, il punteggio di efficienza degli investimenti pubblici, stimato al 66%, riflette una perdita di circa il 34% delle risorse mobilitate. Questo livello è tuttavia inferiore a quello dei paesi a reddito medio-alto, dove l’efficienza media raggiunge il 75%. Una realtà che mette in luce persistenti carenze nella selezione, elaborazione e monitoraggio dei progetti, esacerbate da ricorrenti carenze istituzionali.

Al di là della mobilitazione dei fondi, ora è la qualità del loro utilizzo che dovrebbe guidare le priorità dei decisori, raccomanda lo studio. “Il rapporto avverte di una spirale pericolosa. È chiaro che l’interventismo statale nell’economia rallenta la crescita, aumenta la disoccupazione e amplifica i deficit.

Il debito pubblico, che supera il 90% del Pil, ci impone ora di rompere con questo modello”, avverte Oussama Ouassini, esperto di intelligence economica. Basti dire che le sfide da affrontare sono immense. Tra dati demografici galoppanti, risorse idriche in declino, l’imperativo di attuare un nuovo modello di sviluppo abbinato a una copertura sociale universale, il Marocco si trova in un momento cruciale del suo sviluppo.

Laddove lo Stato e gli attori pubblici si accontentano di investire, diventa imperativo massimizzare l’efficienza delle risorse per garantire ora l’impatto.

L’efficacia degli investimenti individuata dalla Corte dei Conti

L’efficienza della spesa pubblica è una condizione sine qua non per affrontare le sfide dello sviluppo in un momento in cui il Marocco mira a raddoppiare la quota di investimenti privati ​​nel PIL e a rafforzare l’attrattiva dei capitali stranieri.

Nella sua ultima relazione annuale, la Corte dei Conti evidenzia le debolezze strutturali nella gestione degli investimenti pubblici in Marocco, che sono tuttavia essenziali per stimolare la crescita e ridurre le disparità.

Tra le insidie ​​individuate ci sono studi preliminari spesso insufficienti o inesistenti, una scarsa considerazione delle specificità territoriali e persistenti difficoltà legate alla mobilitazione dei terreni. Questi difetti ostacolano la realizzazione di progetti strutturanti e limitano l’impatto delle infrastrutture sui cittadini e sull’economia nazionale.

L’istituzione guidata da Zineb El Adaoui raccomanda una governance rafforzata e meccanismi di monitoraggio rigorosi, sottolineando l’importanza del coordinamento intersettoriale per massimizzare i benefici.

Ayoub Ibnoulfassih / Ispirazioni ECO

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