Pubblicato il 14 dicembre 2024 alle 21:24 / Modificato il 14 dicembre 2024 alle 21:24
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I quadri degli artisti che amiamo vivono in noi, come noi viviamo in loro. Si cancellano sulla carta assorbente dei nostri pensieri, colorano le nostre iridi, riorganizzano i mobili dell’anima. Cindy Van Acker trascorreva molto tempo davanti ai dipinti di Léon Spilliaert (1881-1946), questo fiammingo che dipinse i cieli bassi sul Mare del Nord, i fari all’estremità dei moli greige, i merletti degli alberi quando l’inverno semplifica il paesaggio. L’artista ginevrina di origine belga, vincitrice del Gran Premio svizzero delle arti dello spettacolo e del Premio culturale Leenaards nel 2023, afferma di essere stata immersa in queste opere. Luce silenziosa, la sua nuova creazione, esposta al Pavillon ADC di Ginevra prima del Théâtre de Vidy a gennaio, offre un riverbero tanto misterioso quanto accattivante.
Luce silenziosa promette gioia, ma per raggiungere questa vetta bisogna allontanarsi dalla riva delle figurazioni attese, accettare l’impero di uno spazio che è un lenzuolo d’ombra, di una musica che ha la stranezza del vento quando passa per una strettoia, che poi sboccia nel cinguettio degli uccelli, che non attacca mai, ma che fluidifica sempre l’attenzione. Il musicista Denis Rollet, tanto importante nel lavoro del coreografo, reinterpreta brani della newyorkese Lea Bertucci. È in questo ambito musicale che si evolvono le danzatrici Stéphanie Bayle e Daniela Zaghini, ciascuna magnifica sul proprio meridiano, muovendosi come su una scacchiera, a distanza l’una dall’altra, allungando le braccia e le gambe come tentacoli.
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