I regimi militari di Burkina Faso, Mali e Niger hanno avvertito venerdì che la loro decisione di lasciare la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) è “irreversibile”, due giorni prima di un vertice di quest’ultima che sperava di far cambiare idea.
I tre paesi che formano l’Alleanza degli Stati del Sahel (AES), tutti governati da giunte ostili alla Francia, hanno annunciato a gennaio il loro desiderio di lasciare l’ECOWAS, un’organizzazione che riunisce oggi 15 paesi e che considerano sfruttata dall’ex potenza coloniale.
“Pur ricordando la decisione irreversibile degli Stati della Confederazione di ritirarsi dall’ECOWAS, i ministri si impegnano (…) a proseguire le discussioni volte a concordare le modalità di uscita nell’interesse delle popolazioni della Confederazione”, precisano i tre paesi dopo a riunione ministeriale venerdì a Niamey.
Secondo i testi dell’ECOWAS, la partenza dei tre Paesi diventerà effettiva un anno dopo il suo annuncio, quindi nel gennaio 2025.
L’ECOWAS terrà un vertice domenica ad Abuja, la capitale della Nigeria, per discutere questa spinosa questione, ma non è stata annunciata alcuna delegazione dei paesi AES e la loro presenza rimane improbabile in questa fase.
Tale allontanamento potrebbe avere implicazioni economiche e politiche significative per la regione dell’Africa occidentale, in particolare la questione della libera circolazione delle persone e delle merci nella regione, tema dell’incontro di Niamey di venerdì.
La confederazione AES rappresenta un vasto territorio senza sbocco sul mare, con una popolazione di 72 milioni di abitanti.
– Rottura –
Questa dichiarazione dei paesi AES mina gli sforzi intrapresi dall’ECOWAS per cercare di evitare il divorzio.
A luglio, ha nominato mediatore il presidente senegalese Bassirou Diomaye Faye per chiedere la loro permanenza nell’organizzazione. Quest’ultimo ha riferito all’inizio della settimana dei progressi compiuti nella missione.
La rottura tra l’AES e l’ECOWAS è avvenuta dopo il colpo di stato in Niger, nel luglio 2023, il sesto nella regione in tre anni (due in Mali, due in Burkina e uno in Guinea).
L’organizzazione dell’Africa occidentale aveva minacciato un intervento militare e imposto pesanti sanzioni economiche a Niamey, che da allora sono state revocate.
I paesi AES che hanno voltato le spalle alla Francia si sono allo stesso tempo avvicinati a partner ritenuti più “sinceri” come la Russia.
Credono inoltre che l’ECOWAS non li abbia aiutati abbastanza di fronte alla ricorrente violenza jihadista che ha provocato decine di migliaia di morti nei loro tre paesi in un decennio.
I tre membri dell’AES hanno compiuto diversi passi per consolidare la loro confederazione.
Hanno firmato, ad esempio, un memorandum d’intesa sull’abolizione delle tariffe di roaming per le comunicazioni telefoniche tra i loro paesi.
Mirano inoltre ad armonizzare i loro documenti di viaggio e di identità per la libera circolazione dei loro cittadini e delle loro merci.
Resta la questione valutaria: i paesi AES fanno ancora parte dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (UEMOA) e utilizzano il franco CFA, valuta dalla quale hanno accennato ad una possibile uscita a medio termine.