“Vivere in Siria era come vivere con un fucile puntato alla testa” – Libération

“Vivere in Siria era come vivere con un fucile puntato alla testa” – Libération
“Vivere in Siria era come vivere con un fucile puntato alla testa” – Libération
-

Reportage

Articolo riservato agli abbonati

Migliaia di damasceni si sono riuniti questo venerdì 13 dicembre nella piazza degli Omayyadi per celebrare la caduta di Bashar al-Assad, quasi una settimana fa. Erano visibili pochissimi combattenti.

La bandiera dell’indipendenza siriana con tre stelle rosse, diventata quella della rivoluzione, non veniva mai sventolata in un comizio a Damasco dal 2011. Impensabile, addirittura suicida, sotto il regime di Bashar al-Assad. Le rare manifestazioni dei primi mesi della rivolta contavano solo poche decine di partecipanti e la loro durata veniva misurata in minuti, il tempo necessario ai mukhabarat, gli agenti dei servizi segreti, per intervenire. Chi non riusciva a fuggire rischiava la morte.

Questo venerdì, 13 dicembre, i colori della rivoluzione erano ovunque nella piazza degli Omayyadi nella capitale siriana. Sulle bandiere, sui manifesti, sui gagliardetti, sulle guance dei bambini. Appesi invece sono i ritratti strappati di Bashar al-Assad, branditi da adolescenti e adulti, attaccati ai passeggini. Nessuno ha contato il numero dei manifestanti, ma erano migliaia, forse qualche decina di migliaia se si contano gli assembramenti nelle strade adiacenti.

Lo dicevano tutti: era la loro prima manifestazione. Bachir, uno studente liceale di 18 anni, ne è rimasto addirittura intimidito. Dopo venti minuti

-

PREV Gruppi armati contrari al regime prendono il controllo della città di Homs
NEXT In Marocco sono presenti 80.000 cristiani