diario intimo di Antonio Fischetti, sopravvissuto a “Charlie”

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Antonio Fischetti nel suo film “Non voglio più andare via, mamma”. AKTIS CINEMA

L’OPINIONE DEL “MONDO” – DA VEDERE

È sdraiato su un divano, con addosso i jeans che non si toglie mai. Ma Antonio Fischetti, 64 anni, opinionista a Charlie Hebdofilma più una performance che una seduta di psicoanalisi, nel suo lungometraggio intitolato Non voglio più andarci, mamma. L'uomo che lo ascolta, seduto dietro, in canottiera e camicia, altri non è che Yann Diener: lo psicologo ha preso il posto della collega Elsa Cayat, editorialista di Charlie morto durante l'attentato terroristico del 7 gennaio 2015, insieme ad altri sette membri della redazione del giornale satirico – i fumettisti Cabu, Charb, Honoré, Tignous e Wolinski, l'economista Bernard Maris, il correttore di bozze Mustapha Ourrad. Sebbene gravemente feriti, alcuni sopravvissero, come Riss, Philippe Lançon, Simon Fieschi – ma quest'ultimo fu trovato morto in una camera d'albergo a Parigi il 17 ottobre.

In totale, la sparatoria perpetrata dai fratelli Chérif e Saïd Kouachi, come ritorsione per la pubblicazione di caricature di Maometto, ha provocato 12 morti. Fischetti, dal canto suo, non ha potuto presenziare alla redazione del 7 gennaio 2015, nei locali di rue Nicolas-Appert, a Parigi: era andato al funerale di sua zia, sorella di sua madre – così come Luz, che giorno, era arrivato tardi, ed è anche lui un “sopravvissuto”.

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Saggio gratuito e toccante

Come nella canzone per bambini, evocatrice di paure, a cui fa eco il titolo del film, Fischetti cattura il suo turbinio mentale. Per tutto il percorso verso casa, nella vasca da bagno, con il petto e la testa ricoperti di schiuma, brandendo il soffione della doccia come un'aggrovigliata Statua della Libertà. Lo seguiamo anche sulla sua moto d'epoca, capelli bianchi su pelle nera, in giro per la capitale per incontrare parenti e collaboratori (come Riss), o in fuga in Bretagna per non perdere Willem. La sua voce fuori campo rivela i suoi stati d'animo, alla maniera, ci racconta, di Woody Allen o Nanni Moretti. Questo saggio gratuito, toccante ed eccentrico, fa molta strada.

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Vent’anni fa Fischetti avviò un progetto cinematografico sulla prostituzione con Elsa Cayat, divenuta poi cronista della prostituzione. Charlie. Rilanciando la videocassetta delle loro prime interviste, il regista ci porta agli inizi di questa storia: Fischetti parla della sua infanzia, nella Saône-et-Loire, in un ambiente cattolico, e di tutte queste icone di vergini che popolavano la casa di famiglia – i suoi genitori, «Rital»dice, come Cavanna (1923-2014), fondatore di Charlie Hebdogestiva un negozio di alimentari italiano. Poi, intorno ai 10 anni, Fischetti dice di averlo scoperto “disegni sessuali” Di Charliegrazie alle sue sorelle che hanno riportato il giornale. Lo scontro di queste immagini lo perseguita, spiega Fischetti a Elsa Cayat, che non si lascia scappare una parola, uno sguardo intenso e malizioso.

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