Riuniti in plenaria pochi giorni dopo la conferma dell’incarcerazione di Sansal, in un emiciclo che, ogni mese, risuona con la difesa dei diritti umani nella città e nel mondola reazione degli eurodeputati era attesa con impazienza. Certamente, lo scrittore di lingua francese ha beneficiato, dopo l’assurda notizia del suo arresto, di un ampio sostegno da parte della comunità culturale.
In Francia, prima, dove la sua abbondante produzione letteraria – nella prestigiosa casa Gallimard – gli è valsa due premi letterari, e oggi la mobilitazione dei suoi coetanei, fino alla bella proposta di Jean-Christophe Rufin ai colleghi dell’Accademia di Francia, renderlo “immortale”; e non solo, nel vasto mondo francofono dove, nelle parole di Cioran “non viviamo in un paese, viviamo in una lingua“. Colui che, confessando”Sono innamorato della lingua francese“, aggiungere “l’amore non può essere spiegato“, afferma al contrario, per la sua fedeltà a questa lingua e letteratura scritta, secondo il suo editore, “alla luce dell’Illuminismo», come il francese resta la lingua della libertà.
Ma il Boualem Sansal non può restare confinato entro i confini del mondo francofono. Per farlo uscire vivo dalla trappola in cui purtroppo è caduto, bisogna tirarlo fuori da un tête-à-tête mortale tra Parigi e Algeri, dove la penna francofona diventa, per chi vive di rendita commemorativa, “un bottino di guerra”, come la lingua che ama.
Certamente franco-algerino, Sansal è anche uno scrittore europeo. Innanzitutto è tradotto nelle principali lingue d’Europa, tedesco, spagnolo, italiano, olandese, ecc., e la sua opera ha ricevuto premi letterari in Belgio e Germania. Soprattutto, in tutte le lingue di traduzione, difende la libertà “una libertà che l’Europa deve valorizzare più di ogni altra cosa” ha ricordato l’altra sera un eurodeputato che è anche filosofo. Le sue opere interrogano il vecchio continente sulla sua identità e sui suoi valori. Le sue parole e i suoi scritti sono anche quelli di un informatore sulle devastazioni della massiccia immigrazione, sia per i paesi ospitanti.che si sono radicalizzati» che per quelli alla partenza “che sanguinano“, e offrire la testimonianza di uno spirito libero sulla minaccia islamista, a un Occidente che “già, cerca di negoziare per ritardare la fine e preservare le sue piccole abitudini di sibarita impenitente».
“Ora è su entrambi i versanti, economico e politico, che le istituzioni europee devono agire. Il Parlamento europeo può continuare la lotta per Sansal, nella commissione affari esteri e in una delegazione interparlamentare con i deputati algerini.
Sì, Sansal parla a tutti gli europei… Ma chi nell’UE parla di Sansal? Se il dibattito avviato a Strasburgo è lodevole – inizialmente voluto dall’ECR, poi sostenuto da tutti i gruppi – va visto anche alla luce dell’elenco degli oratori iscritti. Dei venti minuti dedicati alla sorte di Boualem Sansal, e alle critiche al regime algerino anche tra le file dei Verdi, hanno parlato dieci deputati: otto francesi, un socialista greco e un conservatore finlandese. Nessun deputato belga, mentre il loro paese – e la capitale d’Europa – si rifiuta di organizzare una partita di calcio tra la nazionale e la squadra israeliana! Non un deputato tedesco per rendere omaggio all’unico scrittore algerino che ha osato affrontare il tabù della Shoah! Nessun deputato ceco mentre Sansal firma a Praga per la pubblicazione del Villaggio tedesco, aveva descritto la Repubblica Ceca come un “secondo paese”, quello della madre delle sue figlie! Otto francesi, di 6 gruppi politici: mancavano gli eletti della “Sinistra”. I rivoluzionari della loro delegazione francese avevano di meglio da fare durante questa plenaria che difendere un connazionale imprigionato in Algeria. Manon Aubry ha comunicato sulla difesa della libertà di espressione… a Hong Kong e in Cambogia! Rima Hassan era nell’emiciclo per il dibattito precedente quello destinato a Sansal, chiedendo sostegno”tutti veri alleati nella lotta per la libertà”…donne iraniane. Dovremmo ricordare che la giovane parlamentare ha iniziato il suo mandato l’estate scorsa con un viaggio ad Algeri, da lei definita la “Mecca della libertà”?
Il commissario Dalli ha chiuso il dibattito promettendo di “seguire da vicino» il dossier Sansal. Tuttavia, l’Europa non deve limitarsi a seguire. Ha delle leve, primo fra tutte un accordo di associazione, già molto danneggiato dall’Algeria che gioca sui nervi della Commissione europea e degli attori economici degli Stati membri. Bruxelles ha avviato un procedimento contro Algeri lo scorso giugno per aver ostacolato le esportazioni e gli investimenti europei. Ora è su entrambi i versanti, economico e politico, che le istituzioni europee devono agire. Il Parlamento europeo può continuare la lotta per Sansal, nella commissione affari esteri e in una delegazione interparlamentare con i deputati algerini. E, fortunatamente, nel calendario, gli eurodeputati hanno una prima immediata possibilità d’azione: rifiutarsi di sponsorizzare il rinnovo a dicembre, per la durata del mandato, dell’intergruppo “Sahara Occidentale”, strumento dell’influenza algerina nel cuore del Parlamento che contravvenga alle regole di trasparenza dell’Assemblea e al suo regolamento interno.
L’UE lavorerà con tutti i mezzi per liberare Boualem Sansal? O finalmente dare ragione a questo vecchio saggio, profeta nei suoi paesi, per il quale “Comprendendo sempre meno i propri valori, l’Europa ha messo in atto numerosi dispositivi coercitivi per negare la realtà e vivere nell’illusione e nella felice sottomissione cara a La Boétie. È molto orwelliano. Parliamo di correttezza politica ma esiste anche correttezza filosofica, sociale, artistica e giornalistica. Questa faccenda è la morte dello spirito. L’Europa è bella, ma è anche stupida».