Approfittando della sconfitta in Libano di Hezbollah, grande alleato del regime siriano, le fazioni ribelli con sede nella provincia di Idlib e guidate da un potente gruppo islamista hanno lanciato un’offensiva verso est, arrivando ad Aleppo.
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Giornalista presso la divisione Internazionale
Di Baudouin LoosPubblicato il 29/11/2024 alle 19:04
Tempo di lettura: 4 minuti
UNStiamo assistendo ad una nuova svolta in Siria? In ogni caso, grazie ad un’offensiva lampo lanciata il 27 novembre, i ribelli siriani, radicati da più di dieci anni nella provincia di Idlib, nel nord-ovest del Paese, sono arrivati giovedì alle porte della grande città di Aleppo, il secondo nel Paese, conquistando nel contempo un’importante base militare del regime e decine di villaggi nei dintorni. Alla fine della giornata hanno preso anche cinque quartieri della città. La regione vive una relativa calma da quattro anni, dopo l’accordo tra i ribelli, la Turchia e il regime coordinato dalla Russia, alleata di quest’ultima.
I ribelli, composti da almeno sette fazioni diverse, una delle quali, Hayat Tahrir el-Sham (un movimento islamico che ha rotto con Al-Qaeda nel 2016), domina la coalizione, hanno giustificato la loro offensiva sostenendo che il regime aveva “iniziato bombardando aree civili, provocando l’esodo di decine di migliaia di civili”.
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